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L’ipotesi dell’aratro

Che cos’è l’ipotesi dell’aratro? Si tratta di una teoria enunciata dall’economista danese Ester Boserup (1910-1999), secondo la quale le società che utilizzano fin dall’antichità l’aratro sono meno paritarie delle altre. Vi sembra impossibile? Eppure la teoria di Boserup ha un fondamento logico: basti pensare all’anatomia del corpo maschile e femminile.

Tipologie di agricoltura a confronto

Nelle società antiche erano fondamentalmente due le tecniche di agricoltura: la prima è quella a rotazione basata su utensili come zappe e bastoni da scavo e la seconda è il classico sistema basato su un aratro trainato da animali possenti come cavalli e buoi. Cosa c’entra questo con le distinzioni di genere? Pensate alle diverse corporature maschili e femminili: per arare un campo e tenere a bada un cavallo o un bue è necessario avere forza nelle braccia, prerogativa del corpo maschile. Diversi studi dimostrano che la massa corporea maschile dalla cintola in su è maggiore del 65% rispetto a quella femminile. Quindi, gli uomini sono mediamente più forti del 40% nella parte superiore del corpo, invece in quella inferiore la disparità di forza fisica si riduce al 25%. Questo sembra valere anche per gli atleti e le atlete con corpi molto allenati, figurarsi per società ancestrali basate sull’agricoltura.

Tornando alle società agricole, bisogna pensare anche all’attività lavorativa stessa e alla divisione dei ruoli sociali. L’agricoltura a rotazione è più accessibile per le donne perché zappare è un’attività intermittente. Immaginate di essere donne in una tradizionale famiglia contadina: se vostro figlio piange, potete posare la zappa e accudirlo. Provate a fermare un bue e il suo aratro ogni mezz’ora, mettereste a dura prova la sua pazienza!

Validità della teoria

Secondo Ester Boserup quindi, le società che usavano l’aratro affidavano l’agricoltura quasi totalmente agli uomini. Di conseguenza, nascono società disuguali in cui gli uomini detengono potere e privilegi. Ma è davvero così? A quanto pare uno studio del 2011 conferma l’ipotesi dell’aratro. Gli individui nati oggi nelle società che praticano l’agricoltura ad aratro tendono ad avere atteggiamenti più sessisti, anche se emigrano in altri Paesi.

Tuttavia, la scelta dell’agricoltura ad aratro è dovuta alle condizioni geoclimatiche. Perciò è il clima a suggerire l’utilizzo dell’aratro, non c’è una preesistente discriminazione a sfavore delle donne. Ovviamente poi l’aratro ha agevolato il diffondersi di opinioni sessiste.

Alcune controprove della teoria dell’aratro

Una ricerca del 2014 condotta in Etiopia ha evidenziato come la teoria possa essere solo in parte applicata. Se è vero che l’agricoltura sia in quel territorio un’attività principalmente maschile, la diversa robustezza della parte superiore del corpo non può essere determinante. Infatti, gli etiopi usano un aratro molto più leggero. Qualcun altro invece dimostra che anche nelle società contadine in cui l’aratro non fu mai introdotto l’agricoltura è rimasta appannaggio degli uomini.

Sicuramente l’ipotesi della studiosa è stata determinante nell’individuare una correlazione tra attività lavorativa maschile e discriminazione di genere, e bisogna riconoscerne il valore, senza però dimenticare di posizionarla in un determinato contesto storico-culturale.

Che ne dite? La teoria di Boserup vi ha convinto o pensate che i suoi detrattori abbiano ragione?

Fonti: Invisibili di Caroline Criado Perez

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Gloria Fiorentini

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