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Melanie Joy: carnismo e rivoluzioni

Noi non vediamo le cose come sono, le vediamo come siamo noi.

– Anaïs Nin

Melanie Joy è una psicologa americana laureata ad Harvard, autrice di best-sellers ed esperta di temi quali relazioni interpersonali e trasformazioni sociali. La missione di Joy è quella di sensibilizzare le persone rispetto agli ostacoli, psicologici e sociali, che impediscono loro di interagire in modo da creare un senso di connessione reciproca. Joy parla principalmente di consapevolezza, qualità che ci consente di pensare liberamente e agire con compassione, creando relazioni più appaganti e un mondo più equo e sostenibile, non solo per il genere umano, ma anche per la natura e per gli animali. 

Sono proprio gli animali – e in particolare la nostra percezione verso di essi – ciò su cui Melanie Joy ha basato la maggior parte dei suoi studi. Infatti, una delle ragioni per cui Joy è una figura di riferimento a livello mondiale è proprio la sua lotta per i diritti degli animali. Joy si è occupata e si occupa tuttora di spiegare quali sono le ragioni che ci portano a considerare alcuni animali su un piano diverso rispetto ad altri. Nel suo libro Perché amiamo i cani, mangiamo i maiali e indossiamo le mucche la studiosa affronta proprio questo paradosso. 

È un testo illuminante e a tratti profondamente doloroso, perché ci porta ad aprire gli occhi e ad affrontare una realtà – quella degli animali torturati e brutalmente uccisi – che troppo spesso facciamo finta di non vedere, per pigrizia o egoismo. In particolare, lei parla dei motivi per cui siamo portati a considerare normale il fatto di coccolare un cane e macellare un maiale, come se quest’ultimo non fosse un essere senziente, capace di provare emozioni e dolore al pari di qualsiasi altro animale domestico. 

Per riassumere tutti questi discorsi, Joy ha coniato il termine carnismo, che indica “un’ideologia e un sistema invisibile di credenze” che ci spinge a guardare in modo diverso le varie specie animali. Tutto ciò è dovuto a una visione antropocentrica che porta noi esseri umani a considerarci al di sopra di tutte le altre specie. In altre parole, spesso noi uomini ci sentiamo autorizzati a decidere quale animale debba morire e quale debba vivere, in nome di un nostro piacere più o meno momentaneo. 

Il problema principale, secondo Joy, sta nel fatto che troppo spesso, per timore di provare disagio, vergogna o addirittura disgusto verso le nostre stesse azioni, “edulcoriamo” il nostro linguaggio. Secondo lei dovremmo, in altre parole, cominciare a usare i termini corretti per descrivere ciò che ci circonda. Probabilmente, il mondo stesso cambierebbe se cambiasse il modo in cui chiamiamo le cose. 

Perché, ad esempio, continuiamo a raccontarci la favola degli animali felici al pascolo, quando sappiamo che in realtà molti degli animali d’allevamento probabilmente non hanno corso in un prato verde nemmeno una volta nella loro vita? Si tratta di meccanismi molto spesso inconsci, volti a proteggerci dall’angoscia che potrebbe esplodere se la realtà venisse riconosciuta. Per questo motivo usiamo giustificazioni come “gli animali si sono sempre mangiati” e “il mondo funziona così” come se davvero questa logica nel 2022 non fosse del tutto sbagliata e obsoleta. La mentalità del “si è sempre fatto così” è estremamente dannosa, perchè ci blocca, ci fa sentire rassegnati e impedisce che avvengano miglioramenti nella nostra società.

Il discorso sugli animali è dunque necessario, come lo è il fatto di rivedere le proprie abitudini alimentari non solo per una questione di etica, ma anche per motivi ambientali e di salute personale. Ecco dunque che le riflessioni di Joy diventano un trampolino di lancio per spingerci a riconsiderare il ruolo di noi uomini nel mondo. Più di ogni altra cosa, Joy desidera spingerci verso la compassione e l’empatia, qualità che molto spesso mancano nella società di oggi.

Lo stesso Martin Luther King diceva che l’ingiustizia in qualunque luogo è una minaccia per la giustizia in qualunque altro luogo. Insomma, che l’uomo detenga molto potere al giorno d’oggi è un fatto innegabile, ma come lo si vuole usare, questo potere? E se non lo usiamo per a creare un mondo migliore, per noi e per gli altri esseri viventi che lo popolano, qual è realmente il suo senso? 

Elisa Manfrin

Elisa Manfrin

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