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Il caso di glossolalia di Hélène Smith

Uno dei casi più affascinanti che unisce gli studiosi di psicologia a quelli di linguistica è Hélène Smith, pseudonimo di Catherine-Elise Müller (Martigny, 9 dicembre 1861- Ginevra, 10 giugno 1929). Questa medium svizzera fu il caso più noto di glossolalia. Il termine che indica il saper parlare una lingua esistente ma teoricamente ignota al parlante, oppure un linguaggio mistico sconosciuto, o ancora il pronunciare semplici vocalizzi e sillabe senza senso in stato di trance.

Hélène sosteneva di essere la reincarnazione di Maria Antonietta e di essere in grado di comunicare con Victor Hugo e Cagliostro. Al contempo, la particolarità più eclatante di questa vicenda è l’affermazione di Smith di saper viaggiare nel tempo e nello spazio. Smith sosteneva di aver raggiunto perfino il pianeta Marte, dal quale aveva riportato un particolare linguaggio e la relativa scrittura.

Il suo primo contatto con Marte arrivò, all’improvviso, il 25 novembre 1894 durante una seduta spiritica che la medium stava tenendo per una certa signora Mirbel per la perdita prematura di suo figlio. Smith disse di essere stata contattata da un mago marziano di nome Astané. Perché un mago marziano dovrebbe contattare una medium terrestre? Secondo Smith, Marte è uno dei pianeti in cui le anime terrestri possono reincarnarsi dopo la morte.

Scrittura marziana di Hélène Smith

Hélène, durante le trances, cominciò a produrre una serie di testi in marziano. La particolarità dei testi è la loro tenuta strutturale: la lingua, inventata o no, aveva una sua grammatica precisa come una vera lingua umana.

Da Saussure a Flournoy

Questo caso non poteva non attrarre l’attenzione. Venne preso in carica da Théodore Flournoy, psicologo ginevrino, che nel 1900 pubblicò un libro al riguardo intitolato Dalle Indie al pianeta Marte. Fu proprio lui a coinvolgere il noto linguista Ferdinand de Saussure. Hélène stava attraverso il suo ciclo indiano, durante il quale sosteneva di aver visitato l’India del XV secolo. Perché allora chiamare Saussure?

Ferdinand de Saussure

Durante questo ciclo, Smith sosteneva di essere stata in passato una principessa indiana. Infatti, parlava una lingua che si era rivelata molto vicina al sanscrito, salvo alcune imprecisioni formali di costruzione e di ordine di parole. Queste imprecisioni, secondo Flournoy, erano frutto di un’attività subconscia sulla base di frammenti linguistici autentici. A quanto pare, Smith doveva avere una conoscenza latente del sanscrito, anche scritto, acquisita prima dell’inizio del ciclo indiano.

All’epoca il sanscrito era una delle lingue più studiate dalla linguistica storico-comparativa. Fin dall’Ottocento, infatti, ci si occupava di capire le parentele tra le lingue europee e quelle indiane, cercando di analizzarne le strutture. Il sanscrito è una lingua ufficiale dell’India ed è una delle più antiche che appartengono alla famiglia delle lingue indoeuropee, considerata quella più vicina al protoindoeuropeo, lingua di partenza di tutte le lingue europee. Senza Saussure, quindi, lo psicologo non avrebbe potuto comprendere appieno la sua paziente.

Grazie alla minuziosa analisi linguistica del sanscrito di Saussure e a quella psicologica di Flournoy, la singolare vicenda di Hélène Smith fu studiata in maniera approfondita e rappresenta ancora oggi un’importante tappa per gli studi scientifici.



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Gloria Fiorentini

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