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Mare fuori: un’analisi al femminile

Torna in prima serata su Rai 2 Mare Fuori, la serie tv ideata da Cristiana Farina e Maurizio Careddu, disponibile anche su RaiPlay. Protagonista è la vita all’interno dell’Istituto di Pena per Minori di Napoli, in cui sono detenuti ragazze e ragazzi provenienti da tutta Italia.

Le protagoniste della serie nelle varie stagioni. Da sinistra, Gemma (Serena Codato), Rosa (Maria Esposito), Serena (India Santella), Viola (Serena De Ferrari), Giulia (Clara Soccini), Naditza (Valentina Romani), Kubra (Kyshan Wilson) e Silvia (Clotilde Esposito).

Soffermandoci sulle ragazze della sezione femminile dell’istituto, possiamo rintracciare importanti questioni riguardanti la vita delle adolescenti. Infatti, grazie alla trattazione dei temi della prigione, delle donne e dell’adolescenza, la serie assolve a due funzioni importanti.

La prima è dare rappresentazione a detenute minorenni in un istituto penale. Nella nostra società, i media ricoprono un ruolo primario, sia nel restituire un’immagine del mondo circostante, sia nella costruzione di esso. Fare di categorie sociali marginalizzate le protagoniste di una serie tv, getta le basi per una riflessione comune, riconsiderandone la centralità.

La seconda è dare visibilità a storie comuni di donne in cui regna la violenza: molte delle ragazze provengono da un contesto in cui i soprusi e le brutalità sono la regola. Sperimentate sulla propria pelle sopraffazioni e prepotenze, le adolescenti rimangono intrappolate in una spirale di violenze che le conduce all’interno del carcere minorile.

PRIGIONE, DONNE E ADOLESCENZA: MARE FUORI TRA ALMARINA E ORANGE IS THE NEW BLACK

In Mare fuori, i temi del carcere, del femminile e dell’adolescenza convivono tra loro, permettendo alla serie di essere accostata ad altre due opere degne di nota.
Una è Almarina, il romanzo di Valeria Parrella candidato al Premio Strega 2020. Sia nel romanzo che in Mare fuori, ricorrono i temi della gioventù e dell’universo femminile.

La copertina del libro Almarina, di Valeria Parrella, Einaudi (2019)

Elisabetta Maiorano è insegnante di matematica del carcere minorile di Nisida: si affeziona particolarmente ad Almarina Luchian, una ragazza romena di 16 anni. Arrestata per il furto di un cellulare, si scopre che la ragazza in passato è stata violentata e picchiata dal padre. Per giungere in Italia, subisce ulteriori soprusi. Inoltre, altro elemento comune alle due opere è la città di Napoli. In Almarina, Nisida è dichiarata come sede dell’istituto, mentre in Mare fuori, no. Ma l’ambientazione della serie si ispira chiaramente a quella dell’Istituto Penale dell’isola flegrea.
Nel romanzo di Parrella, il punto di vista della storia è quello della professoressa, mentre in Mare fuori si intraprende un’altra strada.
Infatti, nella serie, lo spettatore osserva le vicende delle detenute come se fosse tra loro. L’uso di un punto di vista non convenzionale può modificare la scala di valori in delle storie che si crede di conoscere: solo perché si racconta della vita di persone detenute, si pensa di riuscire facilmente a distinguere tra giusto e sbagliato.
Inoltre, per raccontare il motivo della detenzione, la serie si serve del flashback: con un salto nel passato, si mostrano i motivi che hanno condotto le ragazze a Nisida.
Questo meccanismo narrativo è lo stesso utilizzato in Orange is the new black.

L’immagine di chiusura della sigla di Orange is the new black

Infatti, la serie tv americana può considerarsi l’altro prodotto di grande qualità con cui la produzione italiana è in grado di dialogare. Un confronto con quella che, forse, è la serie per eccellenza sulla detenzione carceraria femminile. Mare fuori ne riprende l’uso del punto di vista, ma anche gli elementi della prigione e del femminile. A differenza del prodotto americano, però, si sposta su un target adolescenziale: un tempo della vita, quello della minore età, che gioca a favore del cambiamento. La detenzione non è un punto di arrivo, ma un inizio da cui ricominciare. Nel caso degli adolescenti di Mare fuori, c’è tutto il tempo per riprendere in mano le proprie vite.

L’ISOLA CHE C’E’: RAPPRESENTARE NISIDA TRA REALTA’ E SPERANZA

Nisida è la più piccola isola del Golfo di Napoli, parte dell’arcipelago delle isole Flegree. Come ogni anno, Antigone Onlus ha pubblicato un resoconto sulla realtà di Nisida come istituto penale minorile.
Essendo una realtà detentiva esistente, scegliere di farne l’ambientazione di una serie tv significa portare all’attenzione del pubblico temi sociali connessi ai diritti umani.

Nisida al tramonto. Foto di Jessica (Instagram @jeijei_9)

Le adolescenti riuniscono due grandi questioni del sistema penale italiano: le donne e i minorenni.
Infatti, in Italia, spesso si lamenta la mancanza di specificità per le leggi che regolano il carcere minorile e quello femminile.
In particolare, fino a poco tempo fa, alle detenute è stata riservata un’ attenzione specifica solo in quanto madri. Negli ultimi anni, finalmente, si stanno considerando anche altri bisogni femminili. Per quanto riguarda i minori, in molti lamentano l’applicazione delle stesse regole in vigore per gli adulti. L’unico cambiamento recente è stato l’innalzamento al 25esimo anno di età della possibilità di permanenza in un carcere minorile.

Mare fuori dà visibilità e rappresentazione a queste categorie sociali. Pur non trattandolo come tema esplicito all’interno della narrazione, ricorda al pubblico le esistenze dei minori detenuti e lo spinge a porsi domande sulle loro vite e sulle condizioni in cui versano.

Quindi cosa rimane dell’isola come dimensione suggestiva? Nella tradizione letteraria da sempre si possono rintracciare dei riferimenti culturali delle isole e il loro significato simbolico e psicologico peculiare. In Mare fuori, tali suggestivi riferimenti si intrecciano con la rappresentazione sociale. Per questo motivo, lo spazio che circonda il carcere si attiva nel suo significato più suggestivo: il mare fuori non è un’illusione ma è una speranza, sempre tenuta in mente. Il pensiero delle ragazze che sperano non si sofferma su ciò che manca nel loro presente, ma su ciò che si potrà raggiungere una volta fuori.

LE PROTAGONISTE DI MARE FUORI: LA VIOLENZA LEGATA ALL’UNIVERSO FEMMINILE

Dunque, Mare fuori racconta, tra le altre storie, quelle di giovani detenute, dando visibilità ad una categoria di persone spesso marginalizzata. Ma la serie non si ferma a questo obiettivo: Mare fuori racconta storie di violenze ricorrenti nel mondo delle adolescenti.

Figlie scambiate dai propri genitori per il denaro, intrappolate nella combinazione di matrimoni forzati, come Naditza, una ragazza rom che usa la detenzione per sfuggire alle regole patriarcali della sua famiglia. Infatti, il padre le combina matrimoni forzati per guadagnare soldi: per sfuggirgli, si fa arrestare per aver commesso furto, truffa e oltraggio a pubblico ufficiale.

Ragazze provenienti da famiglie camorriste, impantanate in un sistema di regole non scritte, in cui l’onore e la vendetta giustificano ogni tipo di sopruso. E’ il caso di Rosa Ricci, la cui famiglia è coinvolta in una faida che va avanti da anni. Accecata dalle false ideologie camorriste della vendetta, entra in carcere con lo scopo di farsi giustizia da sola per la morte di suo fratello. Per accedere all’IPM, spara alla gamba di un suo alleato, mascherando il fatto.

Bambine vittime di violenze psicologiche e fisiche da parte dei propri genitori. La storia di Viola Torri si scopre piena di dolore e sevizie: fin dalla sua giovane età, veniva picchiata violentemente dal padre, con l’assenso della madre. Viola viene arrestata per aver brutalmente ammazzato la sua migliore amica; a Nisida continua ad esercitare sulle più fragili la sua manipolazione psicologica e più volte la si vede procurarsi ferite autolesioniste. L’infanzia porta i segni di traumi forse insanabili tanto da condurla ad un gesto estremo.

Fidanzate intrappolate in relazioni violente, in cui l’uomo le tratta come oggetti di proprietà su cui scatenare la propria follia. Gemma Doria è una ragazza vittima di violenze fisiche e psicologiche da parte del suo fidanzato. Una sera, lui si apposta sotto casa sua intimandole di scendere. A raggiungerlo, però, non è Gemma, ma sua sorella: non accortosi dello scambio di persona, Fabio le getta l’acido in faccia. Gemma, raggiunta la sorella, spara a Fabio, ferendolo in modo grave. Fabio è ancora ossessionato e cerca in ogni modo di rimanere in contatto con Gemma, provando a raggiungerla prima telefonicamente, poi di persona.

Adolescenti piene di vita come Silvia Scacco , che ad un party in barca conosce un uomo più grande, l’avvocato Mirko, di cui si invaghisce. Lui le che le chiede di portare una valigia con dei documenti legali al suo sbarco a Napoli: una volta arrivata, durante un controllo di alcuni agenti, si scopre che in realtà trasporta della droga. Giunge a Nisida da innocente, ingannata ed incastrata da quell’uomo approfittatore della sua ingenuità di adolescente. II desiderio di rivalsa, però, rischia di intrappolarla nel tunnel di sopraffazioni e inganni.

Ragazze sollecitate dalle proprie madri ad andare a letto con un uomo per ottenere un tetto sotto cui vivere, come Kubra Hailo, africana-italiana di seconda generazione. Sua madre Latifah, per ottenere la casa popolare, discute con Kubra, affinché faccia sesso con il proprietario della casa: durante la lite, la ragazza accoltella sua madre, ferendola gravemente.

In conclusione, è possibile guardare Mare fuori con uno sguardo di genere, dandone una lettura al femminile: la serie racconta storie di giovani detenute, dando visibilità ad una categoria di persone marginalizzata e mostrando una violenza spesso legata all’universo minorile femminile. Nel fare ciò, instaura un dialogo con altri prodotti della letteratura e della serialità di genere, che confermano un’universalità sia dei temi trattati, sia degli intenti.

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Maura Catania

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