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La rappresentazione delle donne ninja in Naruto

Naruto è tra i battle shōnen di maggior successo mondiale, uno dei cosiddetti “Big Three” insieme a One Piece e Bleach. La storia si concentra sui personaggi maschili, a partire dal protagonista Naruto Uzumaki, ma ci sono anche le kunoichi, le donne ninja.

Masashi Kishimoto dà loro spazio all’interno del percorso di formazione maschile: le ragazze frequentano lezioni e addestramenti insieme ai compagni. Alcune di esse sono Sakura Haruno, Hinata Hyuga, Tenten, Ino Yamanaka eTemari Nara. Alcuni personaggi femminili ricoprono ruoli di potere: Tsunade Senju e Mei Terumī sono a capo dei rispettivi villaggi, con i ruoli di Kage.

Il dibattito sulla rappresentazione delle donne in Naruto: tra sessismo ed empowerment femminile

Kishimoto propone l’immagine di una donna attiva nel mondo ninja, reputata alla pari degli uomini nella società. In questa rappresentazione, però, sembra che qualcosa non funzioni, soprattutto se comparata a quella dei personaggi maschili. Infatti, la questione sui personaggi femminili di Naruto è ancora oggi molto discussa. C’è chi accusa l’autore di misoginia e chi, invece, dalle donne di Kishimoto trae esempi positivi, fornendo loro una chiave di lettura femminista.

I sostenitori della prima idea sono molti. Ad esempio, su un blog dedicato a Naruto, si sostiene che Kishimoto si limiterebbe a proporre due prototipi di donna: quella inutile e quella “uomo”. In sostanza, le kunoichi si rivelerebbero poco utili alle vicende e, quando lo sono, avrebbero attributi tradizionalmente identificabili con il maschile. A condividere questa linea di pensiero, è anche Yukari Fujimoto, una studiosa secondo cui in Naruto le donne ninja sarebbero essenzialmente o infermiere o innamorate. Per lei le donne fuori da questi schemi o non sono sfruttate, come Tenten e Temari, o vengono relegate nei ruoli tradizionali di madre e moglie, come Kushina Uzumaki, la madre del protagonista. Della stessa idea è Sarah Daugherty, che individua in Sakura un caso da manuale delle aspettative sull’identità delle donne giapponesi: compassionevoli, passive e importanti solo per le loro relazioni con gli uomini della loro vita.

I sostenitori della seconda idea sono altrettanti: nonostante riconoscano vari aspetti problematici nella rappresentazione femminile in Naruto, come nei battle shōnen in generale, rintracciano in alcune donne di Kishimoto tratti innovativi di empowerment. Ad esempio, un’ utente individua in Sakura e Tsunade personaggi con istanze femministe. Anche Leni Tiwiyanti e Y.S. Zaimar seguono questa linea, leggendo nel personaggio di Hinata la decostruzione dell’immagine tradizionale della donna giapponese. Secondo loro, l’identità di Hinata, calma, gentile, fragile verrebbe pian piano decostruita in quella di donna forte e coraggiosa, che non si tira indietro davanti a niente.

Il filtro maschile: punto di partenza o punto di arrivo?

Sicuramente c’è un problema con la rappresentazione delle donne ninja in Naruto.

Per prima cosa, il minor spazio riservato alle loro dinamiche psicologiche, che dimostra il non aver sfruttato appieno la potenzialità dei personaggi. Inoltre, le donne di Kishimoto presentano un limite che si ripropone anche in Sakura, Hinata e Tsunade, le kunoichi sicuramente meglio caratterizzate. Infatti, un filtro maschile ricorre nei rispettivi percorsi di formazione di queste donne. Per tutte loro, un uomo della propria vita determina la formazione delle loro identità e l’acquisizione di un credo non proprio, almeno inizialmente.

Sakura è una ragazza che, in prima battuta, non ha nessun’aspirazione particolare; quando il maestro Kakashi Hatake chiede ai componenti del team quale sia il proprio sogno, il suo è semplicemente il ragazzo che le piace. A sottolineare questo fatto, interviene il commento di Kakashi: a quell’età, alle ragazze sembrano interessare più le storie d’amore, che le arti magiche. La stessa cosa vale per Hinata: erede della casata del suo clan, ha sempre ottenuto insuccessi che l’hanno resa insicura. Lei vede in Naruto il modello a cui aspirare e fa suo il credo del protagonista di mantenere sempre le sue promesse e di non arrendersi mai. Stesso discorso per Tsunade: diventare hokage non è il proprio sogno, ma quello del fratello Nawaki e del fidanzato Dan. Successivamente, decide di diventarlo grazie a Naruto, che condivide la stessa aspirazione dei suoi cari defunti.

Detto ciò, si potrebbe guardare a questo filtro maschile come punto di partenza per la crescita dei personaggi, e non come un punto di arrivo.

Infatti, queste donne raggiungono il loro obiettivo con le proprie forze e il duro lavoro. In tal modo, riacquistano man a mano una propria agency, che le libera dall’iniziale dipendenza dal maschile. Ci sono alcuni momenti chiave in cui ciò è evidente. Ad esempio, per Sakura sono il combattimento nella guerra ninja e lo scontro contro Kaguya, ai quali può finalmente partecipare al fianco dei suoi compagni. Per Hinata, è l’intervento a difesa di Naruto contro Pain, mentre per Tsunade sono il suo modo totalmente personale di governare da hokage e il combattimento contro Madara Uchiha.

“Mi sono sempre considerato un vero ninja… ma quelle erano solo parole vuote perché Sasuke e Naruto erano sempre in testa! Ma ora tocca a me prendere l’iniziativa e tutti voi potete stare a guardarmi da dietro”. (Sakura Haruno)

“Sto facendo solo l’egoista. Sono qui di mia volontà. Questa volta sarò io a salvarti, Naruto”. (Hinata Hyuga)

“Ed è vero, sono una donna, ma ti sbagli quando dici che sono debole. Cosa ho ereditato da mio nonno non è semplicemente la forza fisica. La mia vera forza viene da qualcos’altro […].Non sottovalutare la volontà del fuoco”. (Tsunade Senju)

Una questione aperta

Occorre riconoscere una problematicità alla base della rappresentazione dei personaggi femminili di Naruto, rintracciabile nel poco spazio concesso loro e nella ricorrenza di un filtro maschile anche nelle kunoichi meglio caratterizzate. Ma Sakura, Hinata e Tsunade nel corso della trama si riscattano, trovando un proprio posto nel mondo con le loro forze. Alla fine dell’arco narrativo, presentano una crescita personale degna dei protagonisti di Naruto, seppur rimasta in ombra per le scelte di trama di Kishimoto.

Dunque, entrambe le parti del dibattito hanno idee con un certo fondamento, che non necessariamente si escludono a vicenda. Più che risolvere la questione, è importante mantenerla viva: porsi domande sulla rappresentazione femminile è sintomo di senso critico. Ovviamente, questo dibattito nulla toglie all’affetto nei confronti di Naruto, che ha accompagnato per anni le vite dei fans e che, ancora oggi, continua a farlo.

Bibliografia

Sarah G. Daugherty, In the Name of the Moon: Female Mangaka and the Manga Industry, University of Tennessee, Knoxville, 2020.

Fujimoto Yukari, Women in “Naruto”, Women Reading “Naruto”, in Manga’s Cultural Crossroads, Taylor and Francis, 2013 pp. 172-191.

Leni Tiwiyanti, Yulia Sofiani Zaimar, Representation of Gender Ideology in Hinata Figure, Naruto Shippuden Film, SCOPE, IV, 2, marzo 2020, pp. 87-95.

Sitografia

Tijekom, Tutte le donne di Kishimoto, La Gazzetta di Konoha ,<https://gazzettadikonoha.wordpress.com/2013/06/08/tutte-le-donne-di-kishimoto/>.

Tata Sherma, Two Women in “Naruto” Who Carry Feminist Ideas, <https://medium.com/fandom-fanatics/two-women-in-naruto-who-carry-feminist-ideas-e784dc12d568>.

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Maura Catania

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