Cerca
Close this search box.

ANDATE IN TERAPIA, FATELO PER UN MONDO MIGLIORE

Nel periodo natalizio, chi per il ritorno in famiglia, chi perché si sente un po’ più solo, non tutti sono entusiasti e felici dell’atmosfera festiva che si crea in questo periodo. Ma quest’anno, chi ne sentisse il bisogno, perché non si regala una prima seduta dallo psicologo?

Molto spesso quando si parla di andare dallo psicologo o anche di una psicoterapia di lunga durata, la prima cosa a cui si pensa sono i soldi. Purtroppo non c’è molta informazione a riguardo, ma in realtà esistono varie fasce di prezzo per quanto riguarda un sostegno psicologico. Da qualche anno inoltre, il servizio sanitario nazionale ha messo a disposizione di chiunque ne voglia usufruire, un servizio psicologico che offre una prima seduta gratuita, con uno psicologo afferente all’ASL e tra le cinque e le otto sedute a trentacinque euro circa, che è appunto il ticket. Con questo sistema è possibile, per chiunque ne sentisse la necessità o fosse anche solo curioso di capire qualcosa in più su di sé, di avere un parere qualificato riguardo alle opzioni di supporto che meglio si adeguano alle caratteristiche del paziente in questione.

È chiaro che non si risolve un disturbo d’ansia o un disturbo alimentare con questo servizio, ma si viene indirizzati da un esperto verso quello che può essere il miglior percorso per noi. Io non sono dell’idea che tutti debbano andare in terapia; mi sembra una semplificazione esagerata, però chiunque ne senta il bisogno o venga esortato a farlo, non dovrebbe vergognarsene o esitare.

Dalla mia esperienza e dai miei studi, i disturbi mentali, e soprattutto quelli più lievi che rientrano nelle cosiddette nevrosi, sono facilmente “trasmissibili”. A chiunque sia capitato di essere molto vicino ad una persona ansiosa, sicuramente si sarà almeno chiesto se anche lui presentasse alcune delle caratteristiche del disturbo ansioso. Come le patologie infettive, anche quelle mentali, sono contagiose.

Se si pensa ad un ambiente di lavoro malsano o ad un clima familiare pesante, raramente si pensa a quelle che possono essere le ripercussioni di queste situazioni. Una serie di atti mancati o di condotte invadenti, possono portare a malattie ben più gravi del disturbo d’ansia generalizzato, che di per sé è già una condizione invalidante.

In medicina l’ipertensione viene definita come “killer silenzioso” per far capire al paziente che nonostante non sia una malattia altamente sintomatica, è particolarmente pericolosa. Nel caso della sofferenza mentale, secondo me, si può dare l’appellativo di “killer sottovalutato”. Oltre all’emarginazione, il dolore ed il senso di smarrimento che un disagio mentale può causare, si deve tenere conto anche di tutti gli anni di potenziale buona salute che sono stati compromessi dalla condizione di sofferenza psicologica.

Per la depressione è stato ben definito questo concetto di condizione fortemente invalidante, in età e condizioni fisiche che avrebbero consentito una qualità di vita decisamente migliore. Se si pensa poi all’influenza che la nostra salute mentale ha sulla salute fisica, capiamo rapidamente come sia importante agire tempestivamente se si necessita di supporto psicologico.

Ancora oggi, purtroppo, si sentono troppe scuse riguardo all’intraprendere una terapia e molti pregiudizi. Andare in terapia è stato normalizzato, ma quando se ne parla, si viene comunque guardati come se si nascondesse qualcosa. È vero poi che la terapia è costosa, ma ad oggi ci sono veramente moltissime valide opzioni che si adattano a quasi tutte le tasche. Personalmente so di aver speso in modo peggiore i cinquanta euro che avrei potuto investire molto prima in una terapia.

Sicuramente io sono appassionata alla materia, quindi il mio giudizio è un po’ di parte, però per il vero progresso io penso che si debba fare più attenzione alla salute mentale. Quando penso all’importanza del lavoro in equipe, mi sembra assurdo come un mediatore con adatta formazione, sia raramente presente in qualsivoglia equipe. Mancando queste figure quindi, saranno i lavoratori, facenti parte dell’equipe, che per bontà, inclinazione personale o interesse, si caricheranno del peso del mediatore. È chiaro però che le persone che non sono formate per quel ruolo e che inoltre già hanno altre mansioni, potranno risentire fortemente di questa pressione aggiuntiva.

Dalle elementari ci insegnano a sopportare ed a convivere con il disagio mentale, causato delle troppe pressioni imposte dalla società. Personalmente nessuno mi ha mai detto che quella non è la normalità, che la normalità è stare bene con se stessi e con gli altri, senza cadere in una visione esageratamente eutopica. Il concetto fondamentale per me non è il dover andare d’accordo con tutti o il dover essere sempre felici; il fine ultimo del supporto psicologico è aiutare le persone a sentirsi bene con loro stesse ed a non nuocere agli altri per colpa delle loro sofferenze.

La salute mentale è regolata da un delicato equilibrio nel quale rientra in parte la genetica, l’ambiente e le risorse personali. Questo equilibrio può facilmente compromettersi e non è niente di grave, ma perché non imparare a gestire queste evenienze?

Io sono stata fortunata di aver trovato un professionista che mi ha aiutata a capirmi meglio e per questo lo ringrazio, ma anche le persone del mio entourage lo ringraziano. Esorto chiunque sentisse la necessità di iniziare un percorso o anche solo di avere un parere qualificato su questioni che lo tormentano, a lanciarsi, a provare. Può capitare che il primo specialista che si consulta non sia affine al nostro modo di essere, ma non ci dobbiamo abbattere. Dobbiamo capire che un lavoro così importante e profondo, deve essere svolto con un interlocutore di cui ci fidiamo e con il quale siamo riusciti a stabilire un buon rapporto.

Cerchiamo di non scoraggiarci se in due sedute non abbiamo risolto il problema, non tutti abbiamo la stessa predisposizione a parlare ed aprirci per esempio. Decidiamo però di impegnarci, di iniziare quella terapia che in fondo, abbiamo sempre saputo di voler fare. Un percorso psicologico ci fornirà nuovi mezzi per reagire alle situazioni, magari all’inizio non sarà facile, ma sicuramente otterremo risultati fruibili ed anche i colleghi e gli amici ci ringrazieranno.

Picture of Lavinia Pascariello

Lavinia Pascariello

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

Nuovomondo

Racconti, Rubriche

Ancora sullo schwa

Attualità, Letteratura

Il diritto di essere brutte

Attualità, Bellezza, Femminismo

PrEP contro HIV: fa per te?

Salute, Sessualità

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Alle origini della violenza: lo stupro nei miti dell’antichità classica

Dal bookclub Storie di corpi – Melissa Broder “Affamata”