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Rosa Parks: the “mother of the Civil Rights Movement”

Qualche settimana fa, durante il mio annuale rewatch di Doctor Who (serie tv britannica che vi consiglio caldamente!), sono incappata nella visione di una puntata intitolata “Rosa”. Per chi non lo sapesse, il Dottore e i suoi compagni umani viaggiano nel tempo e nello spazio e spesso incrociano anche personaggi veramente esistiti e protagonisti della nostra storia mondiale. Questo è proprio il caso di Rosa Parks. Ispirata da questo episodio a tema storico e con il primo Dicembre alle spalle, non potevo non dedicare un articolo alla donna che è stata ribattezzata “la madre del movimento dei Diritti Civili”.

A sinistra Vinette Robinson nei panni di Rosa Parks in Doctor Who. A destra una foto della vera Rosa Parks.

Il presidente americano Bill Clinton, consegnando a Rosa Parks un’onorificenza nel 1999, disse che lei era “la donna che, mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell’America”. Eppure la strada fatta per arrivare ad alzarsi in difesa di coloro che lo meritavano è stata in salita fin dalla sua nascita.

Figlia di un falegname e di una maestra, Rosa ha ereditato dai suoi genitori anche la passione per l’attivismo a favore della comunità nera oltre al colore della pelle, che l’ha portata a subire discriminazioni su discriminazioni durante uno dei periodi bui americani. Infatti, la segregazione delle regioni meridionali degli States, è un’eredità dello schiavismo che fu in vigore fino al 1865. Tuttavia, mentre negli stati del Nord l’abolizionismo la faceva da padrone, al Sud entrarono in vigore delle leggi che rendevano i neri “separate, but equal”, cioè separati, ma uguali. E non parliamo solo dei mezzi pubblici. La separazione delle persone di colore dai bianchi avvenne in tutti i luoghi pubblici, impedendo loro anche l’accesso alle migliori scuole e ad alcune professioni, nonché al voto.

In questo clima di separazione, Rosa incontrò il barbiere e attivista Raymond Parks, con il quale Rosa si sposò a soli 19 anni. Insieme a Raymond, Rosa continuò a combattere per i diritti della sua gente. Dal supporto mostrato agli Scottsboro Boys, accusati ingiustamente di aver violentato due donne bianche, alla nomina a segretaria della Naacp (Associazione nazionale per la promozione delle persone di colore. Lì incontrerà anche un giovane pastore protestante ancora sconosciuto, che rispondeva al nome di Martin Luther King.

Foto dell’arresto di Rosa Parks.

Alcuni mesi prima di Rosa Parks, sempre a Montgomery in Alabama, una studentessa nera chiamata Claudette Colvin, era stata protagonista di un episodio molto simile. Le ripercussioni non furono però così grandi. Tuttavia, solo il primo Dicembre 1955 che avvenne la vera svolta. Rosa, stanca dopo una giornata di lavoro, prese il solito autobus per tornare a casa.

Non appena un bianco salì sull’autobus, a Rosa venne intimato di lasciare libero il posto, ma lei si rifiutò. Dopo aver tentato inutilmente di farla spostare, l’autista chiamò la polizia, che arrestò Rosa per “condotta impropria”. La donna uscì poche ore dopo l’arresto grazie a Clifford Durr, avvocato bianco vicino alle cause dei neri, che pagò la cauzione. Anni dopo, su questo episodio, Rosa scriverà: «Dicono sempre che non ho ceduto il posto perché ero stanca, ma non è vero. Non ero stanca fisicamente, non più di quanto lo fossi di solito alla fine di una giornata di lavoro. No, l’unica cosa di cui ero stanca era subire».

Rosa Parks alla polizia per l’arresto formale.

Nel frattempo la comunità afroamericana aveva iniziato a scalpitare e protestare. Si decise allora che la reazione all’ingiustizia sarebbe stata sì netta, ma pacifica. Ancora una volta a prendere in mano la situazione fu una donna. Infatti, Jo Ann Robinson, presidente di un’associazione femminile afroamericana (Women’s Political Council), stampò in migliaia di copie un comunicato anonimo. In esso si invitava la popolazione nera a boicottare i mezzi pubblici di Montgomery il 5 dicembre, giorno del processo a Rosa. Successivamente, Martin Luther King suggerì di prolungare lo sciopero per più giorni. Alla fine, il boicottaggio dei mezzi durò per più di un anno e s’interruppe solo con l’abrogazione della legge sulla segregazione.

Ciò che molti non sanno è che il momento più difficile per Rosa e suo marito venne dopo questi avvenimenti. Infatti, Rosa venne presa di mira dai sostenitori della segregazione, ricevendo sempre più spesso minacce di morte. Questo, unito al fatto che né lei né suo marito Raymond riuscirono più ad avere un lavoro stabile a Montgomery, li costrinse a trasferirsi a Detroit.

Rosa Parks morì a Detroit il 24 ottobre 2005, ma ciò che non morirà mai è il suo coraggio e la sua presa di posizione, che hanno portato a tanti progressi negli States e nel mondo. Pensiamo a Barack Obama, primo presidente di colore degli Stati Uniti o a Kamala Harris, prima donna afroamericana vicepresidente degli USA. Certo, non mancano i passi indietro. Tuttavia, con movimenti come quello del Black Lives Matter, figlio delle prime proteste iniziate da Rosa, possiamo continuare a sperare che la gente capisca la cosa più importante: nessuna vita vale di più o di meno di un’altra. Life is life and we are all the same.

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Selenia Romani

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