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Copertina di "La buca" di Oyamada Hiroko

Il nostro spazio nel mondo: La buca di Oyamada Hiroko

Capita a chiunque, almeno una volta nella vita, di fermarsi e domandarsi quale sia il proprio posto nel mondo. Può avvenire dopo un evento significativo che stravolge il normale corso della nostra routine. Può avvenire mentre si beve il caffè del mattino, in solitudine, e si sbircia fuori dalla finestra della cucina cercando di intuire se portare o no l’ombrello quando si uscirà di casa. Ad altre persone succede di notte, quando la dolce metà si rigira nel letto e si è lì, sveglie, tra il pensiero di un appuntamento dal dentista e quello di una scadenza professionale che vorticano nella mente.

E a un tratto eccola, l’epifania scomoda, la sublimazione di un attimo di lucidità in quattro parole: cosa ci faccio qui?

Qual è Il nostro spazio nel mondo?
“Pozzo carsico Spluga della Preta” di Antonio Danieli © 2004

Per Asahi, la protagonista del secondo romanzo di Oyamada Hiroko, sembra invece che la costante pressione di questo interrogativo sia tessuta nelle ore della sua esistenza. Le risposte le sfuggono via, senza che lei riesca a fermarsi e scegliere in che direzione andare.

Lì dove le non-scelte sembrano portatrici di opportunità, nascondono invece il retaggio di un’obbligatorietà sociale che opprime e incalza, che la spinge a essere ingranaggio. Asahi rinuncia all’indipendenza economica, alla possibilità di lavorare e di essere padrona del proprio alloggio, all’indiscutibile serenità di scegliere se procreare o meno. Rinuncia a quello spazio tutto per sé che nessuno ha il diritto di invadere, non importa quali premi si millantino. Certo, avrà più tempo per se stessa, meno stress, niente straordinari, potrà ricomporre con calma i pezzi della sua vita prima di ricominciare. Ma cosa succederà se, una volta trascinata in una buca troppo profonda, non sarà più possibile venirne fuori?

“Nessuno mi aveva trascinata in quel posto contro la mia volontà, avevo seguito mio marito con pieno entusiasmo. E difatti non ero triste né insoddisfatta, sapevo a cosa andavo incontro. Ma questo non significava che fossi a conoscenza di tutto, e mi accorgevo sempre piú di essere al cospetto di una realtà nuova e sfuggente.”

Trasferita in periferia, ospite nella seconda casa della famiglia del marito, Asahi fluttua nel tempo e nella mancanza di impegni. Si dedica alle pulizie, alla spesa. Ha finalmente tempo di cucinare piatti sani, rinunciando ai tanto odiati pasti pronti che affollavano la sua vita da impiegata. In un frinire di cicale che sa rendere ancora più afosa l’estate in campagna, Asahi si sente in colpa. Non contribuisce economicamente al benessere familiare. Come le ricorda sua suocera, un figlio riempirebbe quelle ore interminabili, ma lei e suo marito hanno deciso di non averne. In quel rettangolo di mondo non è donna e non è madre. È sposa.

Poi un giorno, mentre è fuori per una commissione, vede uno strano animale dalla pelliccia nera e decide di inseguirlo. Non sa riconoscerlo e la curiosità prende il sopravvento sull’attenzione. Così Asahi cade in una buca. Una buca che contiene perfettamente il suo corpo eretto, lasciando fuori solo la testa.

Prima di cadere nella buca, Alice era una ragazza normale, solo un po’ birichina. Ma non appena mette piede nel paese delle meraviglie, cambia completamente.

Sembra che un’assenza prolungata di stimoli e contatto umano, provochi allucinazioni visive e auditive. Il cervello inizia a creare immagini per cercare di sopportare l’isolamento e non impazzire. Asahi non si trova in prigione, è apparentemente libera, ma come una moderna Alice si ritrova in una buca. Quello è il punto di svolta da cui diramano una sequenza di immagini, suoni, situazioni. Alcune reali. Le altre? Forse.

Alcune scelte ci salvano. Altre ci trascinano via lontano. Altre ancora portano il caos nell’anima e nella mente senza spostarci di un passo. Sono l’essere e l’agire consapevole a disegnare e confermare la nostra identità e a sagomare il nostro spazio nel mondo. Quando questo non avviene potremmo svegliarci un giorno senza più domande, trovando però nello specchio la copia quasi identica di qualcun altro.

La buca di Oyamada Hiroko.

Con questo libro, Oyamada Hiroko ha vinto il premio Akutagava nel 2013. È stata inoltre vincitrice dello Shincho Prize come scrittrice esordiente con “La fabbrica”, tratto dalla sua diretta esperienza come operaia temporanea in una fabbrica di automobili.

Tradotto in italiano da Gianluca Coci.

Alessandra Marrucci

Alessandra Marrucci

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