Le Guerrilla Girls, gruppo di artiste e attiviste femministe, hanno lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte e dell’attivismo. Nato in risposta alla sottorappresentazione delle donne e delle minoranze nei musei e nelle gallerie d’arte, il movimento ha affrontato in modo audace e provocatorio le disuguaglianze di genere e razziali nell’ambiente artistico.
Le Guerrilla Girls sono emerse nel 1985 a New York come risposta diretta all’inaugurazione di una mostra chiamata “An International Survey of Recent Painting and Sculpture” presso il Museum of Modern Art (MoMA). Il progetto, nato con l’intento di offrire una panoramica il più possibile ampia delle diverse correnti artistiche attive in quel momento, includeva solo il 13% di opere realizzate da artiste donne, suscitando indignazione tra le artiste stesse che sentivano la loro voce soffocata dall’ingiustizia di genere.
Ciò che ha reso le Guerrilla Girls uniche è stata la loro scelta di rimanere anonime, celando la propria identità dietro maschere di gorilla. L’anonimato ha permesso loro di concentrarsi sull’arte e sull’attivismo e non sulla loro stessa immagine per dare voce non a questioni personali, ma a istanze collettive e condivisibili da più persone. Attraverso poster, adesivi, azioni teatrali e opere d’arte provocatorie, con un linguaggio diretto che non dà spazio a interpretazioni, le Guerrilla Girls hanno portato avanti la loro missione di sensibilizzazione e cambiamento nelle modalità più comprensibili possibile.
Uno dei loro contributi più significativi è stato l’uso di dati e statistiche per evidenziare le disuguaglianze nell’arte. Attraverso poster iconici come Do Women Have to Be Naked to Get Into the Met. Museum? e The Advantages of Being a Woman Artist, ad esempio, hanno smascherato la realtà imbarazzante dell’industria artistica e spinto a una riflessione critica. Do Women Have to Be Naked to Get Into the Met. Museum? (“Le donne devono essere nude per entrare al Metropolitan Museum”) è un poster che mostrava statistiche sorprendenti: nel Metropolitan Museum of Art di New York, solo il 5% delle autrici esposte erano donne, nonostante l’85% dei nudi raffigurati erano corpi femminili. Questi dati evidenziavano la tendenza alla sessualizzazione del corpo femminile nella rappresentazione artistica, influenzata da secoli dallo sguardo maschile, e la sottorappresentazione delle artiste donne all’interno delle istituzioni museali. Nel 1989, invece, le Guerrilla Girls hanno analizzato una serie di vendite d’asta disvelando che solo il 2% delle opere d’arte vendute a New York erano opere realizzate da donne. Hanno enfatizzato questa disuguaglianza attraverso il poster The Advantages of Being a Woman Artist (“I vantaggi di essere un’artista donna”), mettendo in evidenza le sfide che le donne artiste dovevano affrontare rispetto ai loro colleghi maschi.
Un problema che è stato mosso al collettivo è stato quello di essere poco intersezionale, ovvero di concentrarsi su una sola tematica senza affrontare diverse istanze. A fronte di queste critiche, le Guerrilla Girls hanno affrontato temi più ampi, come il razzismo sistematico e l’oppressione delle minoranze allargando il loro campo d’azione con l’inclusione di performance, discussioni e workshop. Nel 1990, ad esempio, hanno creato un poster intitolato When Racism and Sexism Are No Longer Fashionable, What Will Your Art Collection Be Worth? (“Quando il razzismo e il sessismo non saranno più alla moda, quanto varrà la tua collezione d’arte?”), un poster che ha evidenziato come le opere d’arte di artisti neri e artiste nere fossero meno presenti nei musei e nelle collezioni d’arte, spingendo il pubblico a riflettere su queste disuguaglianze.
Il loro stile provocatorio e il loro impegno a mettere in discussione lo status quo hanno portato a cambiamenti significativi nel mondo dell’arte, spingendo musei e gallerie a riconsiderare le proprie politiche e pratiche, rendendo tangibili le disuguaglianze che spesso erano nascoste nell’ombra. Inoltre, hanno dimostrato che l’arte può essere uno strumento per creare consapevolezza e incitare al cambiamento sociale, spingendo l’industria artistica a riconsiderare il suo ruolo nella promozione dell’equità e dell’inclusione.
L’eredità delle Guerrilla Girls continua a essere rilevante nell’attuale contesto sociopolitico. L’arte e l’attivismo coniugati hanno dimostrato di poter generare conversazioni vitali e spingere verso un cambiamento reale. Le sfide che le Guerrilla Girls hanno affrontato negli anni ’80 e ’90 persistono in diverse forme, e il loro spirito di protesta rimane una fonte d’ispirazione per artistɜ, attivistɜ e tuttɜ; ci hanno dimostrato come l’arte può essere un mezzo potente per affrontare le ingiustizie sociali e di come una nuova chiave di lettura dell’arte sia necessaria per far fronte alle ingiustizie sociali. Attraverso la loro audacia, creatività e determinazione, hanno aperto la strada per un dialogo più ampio sulla diversità e l’uguaglianza all’interno dell’industria artistica e oltre. I loro progetti, esposti nel loro sito web e sui social, continuano a spingere verso una società più giusta e inclusiva.