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NON è SEMPRE FACILE ESSERE SENSIBILI

Ho sempre parlato tanto con le persone, anche se sono timida. Da quando ero piccola, chiedevo opinioni e consigli ai miei genitori e mi interessava cosa pensavano i miei amici. Penso che la sensibilità e la curiosità nei confronti dei pensieri e dei vissuti delle persone siano le due qualità che più mi caratterizzano. Essere sensibile però non è sempre stato facile, quando si è sensibili, ci si deve proteggere di più.

Ho attraversato varie fasi prima di giungere ad una conoscenza di me che reputo assai profonda. Anni fa pensavo che essere sensibile fosse una disgrazia, poi ho incontrato persone che mi hanno fatta ricredere e ho iniziato a pensare che la sensibilità fosse un’arma a doppio taglio. Ad oggi, dopo anni di lavoro psicoanalitico con un professionista, ho capito che in realtà la sensibilità è per me quel “talento” che ho cercato per anni.

Per anni sono stata inglobata in un circolo vizioso tossico che mi portava a cercare quale fosse il talento che mi rendeva unica, sopra la media, particolarmente portata per qualcosa. In un mondo dove vedevo trionfare persone con particolari doti canore o intellettive o sportive, io non trovavo il mio posto. Una bambina e poi una ragazza ed ora una giovane adulta con un’intelligenza nella media, una bellezza nella media, senza particolari doti canore o musicali piuttosto che artistiche, senza capacità atletiche degne di nota, non capiva qual era la direzione in cui doveva andare. Cercavo di prendere spunto dalle conoscenze che facevo lungo il mio percorso e di vedere se effettivamente avessi un talento nascosto. Alla fine, recentemente, ho smesso di cercarlo.

Non cerco più il mio talento perché mi sono accorta che come me ci sono altre milioni di persone. Oserei dire che la maggior parte della popolazione mondiale è “mediocre”. La parola mediocre però, in riferimento ad una persona, non ha un’accezione positiva per me. Allora perché devo definire me stessa ed altre persone mediocri, non degne di nota, solo perché non abbiamo fatto la stessa carriera stellare di Dua Lipa piuttosto che di Rita Levi Montalcini piuttosto che di Federica Pellegrini? Questa consapevolezza di essere mediocre, non mi andava a genio. Mentre i mesi passavano, gli anni passavano e continuavo la mia carriera universitaria, cercai di trovare un senso alla mia esistenza, al perché, persone mediocri come me servissero al mondo, seguendo una concezione eccessivamente meccanicistica del mondo.

Nonostante studiassi medicina, non mi sentivo più utile di altri perché avrei salvato dalle persone. Quello che cercavo non era una vera utilità di Lavinia, un vero senso pratico della mia figura nel mondo. Le mie interminabili elucubrazioni erano piuttosto volte ad avere una consapevolezza più profonda di chi ero e soprattutto di chi sarei voluta diventare. Questo è stato il momento della svolta nel mio pensiero, l’epiphany che mi serviva per interrompere questo circolo vizioso.

Cominciai a seguire di più il flusso delle mie idee, piuttosto che la logica. Misi un attimo in pausa la spasmodica necessità di trovare un perché alle cose che facevo ed inizia piuttosto a chiedermi cosa avessi voglia di fare. In quel momento entrai di nuovo in contatto con la mia sensibilità che per molto tempo avevo trascurato e che mi aveva causato così tanti problemi ed insicurezze. Non fu facile riconnettermi con questa mia parte profonda. Non è facile imparare a calibrare le reazioni, imparare a dire no ed essere assertivi, perché si, anche le persone sensibili possono essere assertive.

Negli anni ho veramente sentito commenti di ogni genere, svalutativi soprattutto. Ad oggi trovo normale che le persone più pragmatiche critichino le persone sensibili perché semplicemente non le capiscono. Non è però una novità che per capire le persone, debbano essere fatti degli sforzi che tutti siamo capaci di fare e che dobbiamo soltanto volerli fare. Ora mi capita spesso di discutere con persone pragmatiche e di avere la calma di spiegargli che il loro punto di vista, è solo uno dei tanti punti di vista esistenti. Anni fa, non avendo ancora imparato a gestire le mie capacità empatiche, le discussioni si trasformavano piuttosto in litigi.

Da qualche tempo a questa parte, ho iniziato a gestire la mia sensibilità in modo più consapevole. Grazie anche ai diversi movimenti attivisti che cercano di migliorare e di sensibilizzare l’opinione pubblica, ad oggi è più facile incontrare persone con le quali scambiare il proprio vissuto ed insegnare ed imparare sempre qualcosa.

Nella cittadina di provincia in cui sono cresciuta però, raramente ho trovato persone pronte ad aprirsi ed a condividere i loro sentimenti più profondi. A volte mi sentivo l’unica a provare determinate emozioni, di fronte ad un mondo che aveva solo problemi pratici e mi sentivo esageratamente borghese a pensare che la gentilezza e la comprensione fossero troppo poco presenti nel mio mondo. Col tempo però mi sono accorta di come, in un mondo dove le malattie psichiche ed il disagio mentale è in continua crescita, spesso e volentieri ci si nasconda dietro i problemi pratici per evitare le sofferenze più profonde.

Nel tempo ho cercato di coltivare e nutrire questa mia peculiarità e ho trovato diversi modi di farlo. L’arte per esempio. Pur avendo rinunciato a diventare una pittrice di professione, andare alle esposizioni per me è oggi un modo per coltivare la mia sensibilità perché cerco di concentrarmi sui sentimenti che provo davanti ad un’opera piuttosto che riconoscere lo stile o il significato che l’artista propone. Questo ovviamente non è sempre semplice da spiegare alle persone. Quando dico che sono appassionata di arte, i miei interlocutori spesso si aspettano che io sappia alla perfezione la storia dell’arte e che sappia brillantemente commentare ogni opera che mi si ponga davanti. Beh no, non è questo il mio “talento” e come me molti altri si saranno sentiti soli quando hanno dovuto giustificare una loro passione ad un interlocutore che si aspettava tutt’altra risposta. Per fortuna però non siamo soli ed anche se non è sempre facile essere sensibili ed arrivare a servirsi in modo utile di una conoscenza più profonda di sé, è possibile e bisogna solo capire come farlo.

Con questo articolo scritto un po’ come flusso di coscienza, non voglio condannare le persone pragmatiche ma voglio rassicurare chiunque si sentisse fragile e fuori dal coro, solo perché è sensibile. Io mi sono detta di aver trovato il mio talento e l’ho fatto coincidere con la sensibilità. Sarà vero che è questo il mio talento e non la ceramica? Chi lo sa? Non ho provato di certo tutte le attività che avrebbero potuto portarmi al successo, ma questo talento mi piace e penso che questa sia la cosa più importante.

Picture of Lavinia Pascariello

Lavinia Pascariello

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