Interno ed esterno. La nostra interiorità e ciò che ci succede tutto intorno sono collegate. Tutto quello che ci accade ha una connessione diretta con la nostra intimità più profonda e, che lo vogliamo o no, tutto passa attraverso il corpo.
È quello che ci racconta Yoshimoto Banana in questa raccolta di racconti. Tutti posseggono il filo conduttore del corpo. Alle volte è ben visibile, mentre altre è quasi trasparente e sembra volersi sottrarre da una narrativa già densa di significato e sfumature.
Eppure è lì.
[…] l’unica cosa che mi sembra sicura è che il corpo e la mente delle persone ricevono e trasmettono molte più informazioni di quanto le persone stesse non pensino.Questa colorazione misteriosa a volte mi spaventa, perché mi dà la sensazione di essere completamente esposta, a volte mi conforta e mi stringe il cuore.
Il corpo assorbe i nostri ricordi. Crea un’amnesia dove lo sforzo del ricordare sarebbe troppo penoso e rischierebbe di soggiogarci. Sottrae una gioia lontana per proteggerci da un turbamento. Il nostro corpo ci fa muovere nello spazio, cambia e osserva il cambiamento di sé e della realtà, che con movimenti più o meno fluidi ci vortica attorno annichilendo luoghi antichi e creandone di nuovi, che ci sia una motivazione palese o no. E il cambiamento può generare malinconia, può farci patire lo strappo della separazione o darci sollievo: il tutto sempre all’interno dei confini del nostro profilo.
Quando si cerca di spazzare via il dolore e la tristezza, nasce una libertà che è come un piccolo premio.
Il corpo occupa uno spazio. Qualunque sia la nostra percezione, che il paragone sia tra noi e l’altro, tra noi e il familiare, tra noi e l’universo. Noi siamo mente e corpo. Pensieri, emozioni, desideri, passioni, livore, dolore, ansia, piacere e corpo, e occupiamo uno spazio nel mondo. Nessuno di noi è invisibile.
Subisce violenza. Viene usato contro la nostra volontà. Si arrende o gode dei bisogni fisiologici. Cede al sonno. Si riposa, recupera, rinasce più forte o perisce. Tiene traccia dei traumi e delle cicatrici, eppure sa venirci in soccorso per ancorare sulla pelle i nostri attimi di felicità.
Il tempo che niente può fermare non scorre solo per piangere sulle cose perdute ma anche per ottenere un’infinità di momenti bellissimi, uno dopo l’altro.
Come il nostro petto che si solleva a ogni respiro, questi racconti ci permettono di inalare ossigeno, ampliando lo scenario di un argomento che diventa ogni giorno più complesso, specialmente negli ultimi decenni. Con delicatezza e con un gioco di atmosfere tipico di questa scrittrice, Yoshimoto ci offre uno sguardo sull’essere in tutta la sua ampiezza, restituendoci un’immagine di noi che dovremmo ricordare di osservare più spesso.
Buona lettura.
Il corpo sa tutto, di Yoshimoto Banana, pseudonimo di Yoshimoto Mahoko.
Il successo internazionale di Yoshimoto Banana non ha bisogno di presentazione. Tra i premi ricevuti, ricordiamo il Best Newcomer Artist del 1988 con Kitchen e Utakata/Sankuchuari, il secondo posto per lo Yamamoto Shugoro Literay Prize nel 1989 con Tsugumi, per non parlare del Premio Murasaki Shikibu nel 1994 con Amrita.
Tradotto in italiano da Giorgio Amitrano.
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