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Copertina di Non è un lavoro per ragazze di Sakuraba Kazuki

Quando un drago muore: Non è un lavoro per ragazze di Sakuraba Kazuki

Matsui Fuyuko, “Scattered Deformities in the End”, dettaglio
Matsui Fuyuko, “Scattered Deformities in the End”, dettaglio

In seconda media, a tredici anni, la sottoscritta Ōnishi Aoi ha ucciso due persone.
Una durante le vacanze estive, l’altra durante quelle invernali. L’arma del primo delitto è stata la cattiveria, quella del secondo un’ascia.

Inizia così un anno della vita di Aoi, studentessa delle medie e abitante di un’isola della costa di Shimonoseki, nella prefettura di Yamaguchi. Un’isola di pescatori e bellezze naturali, videogiochi e corse in bicicletta, patrigni violenti e occhi socchiusi.

Quello che all’apparenza sembra il luogo ideale per crescere può nascondere innumerevoli insidie. La natura, un tetto sulla testa, una famiglia, possono essere elementi fondamentali per diventare grandi. Tuttavia, non valgono nulla se il fascino delle scogliere imprigiona o uccide, la casa non protegge, la mamma non vede, non sente, non ascolta.

Aoi non è al sicuro.

Sua madre la considera un ostacolo per raggiungere la vita che potrebbe avere se non ci fosse sua figlia a farle da zavorra. Che sia o meno un alibi, ha poca importanza: il messaggio arriva dritto come una freccia avvelenata nel cuore di Aoi. Lei è un peso.

Mi domandavo se mia mamma avrebbe smesso di occuparsi di me. Sapevo chi era la persona più importante per lei. Non sua figlia, né il suo defunto marito, né il nuovo fidanzato. Era lei stessa da ragazza.

Come se non bastasse, alcuni mesi dopo essere rimasta vedova, si risposa con un marinaio del luogo che da padre adottivo amorevole si trasforma presto in mostro quando le circostanze lo allontanano dal lavoro e lo avvicinano alla bottiglia.

Perché una ragazza delle medie avrebbe voluto uccidere una persona?

Non scriverò dello svolgimento degli eventi di questa storia e quanto mostrato finora è solo una parte della trama convulsa e delle vicende di questo libro.

Se lo facessi dovrei soffermarmi su ogni personaggio: sulle dinamiche con le compagne di scuola, su Shizuka e il suo caschetto (che meriterebbe un libro a parte), su Tanaka Sōta e sulle ragazze splendenti, sui bulli, sulla pettegola del villaggio, sulle signore del lavoro al porto, sulla voce di Kōichirō.

Dopodiché, la mia attenzione si sposterebbe sulle bottiglie di olio di colza nella cucina, i borsellini rosa, Dragon Quest. Su ogni singolo libro della biblioteca, ogni banconota da 1000 Yen trasformata in monete e in ore liete nella sala giochi. Sui pedali della bicicletta di Aoi, l’ascia in stile occidentale, sui tranci di tonno surgelati e sulle patatine del fast food. Dovrei includere ogni persona e ogni oggetto, perché ogni dettaglio scandisce lo spazio di un universo sempre più incrinato che attende solo di esplodere.

Preferisco invece soffermarmi su tutto quello che non viene detto in “Non è un lavoro per ragazze”. Quello che fa davvero male quando si ha il coraggio di oltrepassare il muro della violenza, della brutalità e della mancanza di empatia verso la vita che svanisce e quella abusata. Ciò che in queste pagine ferisce nel profondo: il dolore struggente della solitudine di una ragazzina che non ha nessuno al mondo. Non una sola persona che le offra un appiglio sicuro al quale aggrapparsi.

Aoi fa del suo meglio per trovare scampoli di felicità e per costruire delle relazioni che possano salvarla almeno per poche ore. Senza riferimenti il suo mondo è un labirinto senza istruzioni. Impara a far passare la tempesta chiudendosi e stringendosi forte a sé stessa in attesa che torni il sereno. E quando entra in questa modalità di alta protezione non parla, ma si muove lenta nello spazio cercando di causare meno attrito possibile, quando invece, a tredici anni, bisognerebbe solo impegnarsi a fare rumore.

Non è un lavoro per ragazze, di Sakuraba Kazuki.

Sakuraba ha vinto nel 2007 il Premio Naoki con “Watashi no otoko” e nello stesso anno il premio Mistery Writers of Japan Award nella categoria Miglior Romanzo con “Red Girls”. È anche l’a scrittrice l’autrice del popolare manga GOSICK -ゴシック-.

Tradotto in italiano da Anna Specchio.

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Alessandra Marrucci

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