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La mia relazione tossica

La parola “tossica” è un aggettivo utilizzato per lo più in medicina per indicare qualcosa di nocivo per la salute fisica. Quando applicato all’ambito delle relazioni, indica quei legami diventati nocivi per uno o entrambi i partner. Parlando di relazione tossica non ci riferiamo solamente alle relazioni d’amore, ma anche a quelle d’amicizia, di lavoro e famigliari. La mia relazione tossica è stata quella che una volta avrei definito “storia d’amore”, ma che oggi riesco a descrivere solo con una parola: sofferenza.

Qualche sera fa chiacchieravo con i miei amici e ricordavamo con un po’ di ironia tutte le relazioni avute negli anni scorsi, prendendoci in giro a vicenda per le scelte fatte, per le liti senza senso e ringraziando di trovarci adesso in un momento molto più sereno e felice delle nostre vite. Il mio migliore amico in particolare, mi ha guardata e mi ha detto: “Sai, poteva andarti molto peggio con Lorenzo (nome di fantasia), perché per me hai rischiato grosso, ma per fortuna te ne sei allontanata”.

Quando vivi una relazione difficile e questa relazione finisce, credo che la persona che ne esce possa reagire in due modi. Il primo è smettere di parlarne, cercando di dimenticare. Il secondo è fissare nella mente il momento in cui ha realizzato quello che stava accadendo e provare a spiegarlo e a ricordarlo sempre. Io appartengo al secondo gruppo e mai e poi mai vorrei ricadere in quell’errore.

A marzo 2018 avevo iniziato una relazione con Lorenzo. Mi sembrava un sogno. Lo avevo conosciuto quando avevo 16 anni e avevamo avuto un piccolo flirt quando ero ancora adolescente, ma niente di serio. A inizio marzo 2018 ci eravamo risentiti e lui aveva fatto quello che mi era sembrato un gesto davvero romantico: aveva guidato un’ora e mezza per restare con me solo per qualche ora. Mi ero sciolta. Ero felice. A fine marzo sono andata a Londra insieme alla mia migliore amica a trovare mia cugina e sono partita col sorriso sulle labbra, già convinta di essere coinvolta in una relazione. Ero talmente sicura che ho respinto le attenzioni di un ragazzo inglese e l’ho raccontato anche a lui, ridendo perché era una cosa senza importanza per me. All’inizio anche lui la prese bene, sorridendo e chiedendomi solo se quel ragazzo avesse provato a baciarmi o altro.

Una settimana dopo essermi aperta con lui su quanto accaduto in Inghilterra, ho iniziato a vederlo un po’ strano. Impiegai un intero pomeriggio a farmi dire quale fosse il problema. E il problema ero io. A quanto pare non ero come mi ricordava lui. In pratica non poteva credere che io non avessi smesso di parlare con un ragazzo che ci aveva provato con me. Gli spiegai che comunque non avevo incoraggiato quel ragazzo a provarci, anzi l’avevo respinto e comunque ero cresciuta anch’io, non ero più un’adolescente, ma non per questo non ero degna di fiducia. Alla fine riuscimmo a fare pace, ma col senno di poi, questa cosa doveva far scattare un campanello nella mia testa. Non è normale che una persona lasci passare una settimana, facendoti credere che andasse tutto bene, per poi scaricarti tutto addosso invece di parlartene subito.

Continuammo la nostra storia e mi sembrava fosse tutto risolto. Arrivò luglio e andammo insieme in vacanza, come avevamo programmato. Chiusi a stretto contatto all’interno di un villaggio turistico, iniziarono ad uscire altri problemi. Io volevo parlarne, volevo risolvere. Lui voleva solo darmi addosso. Esasperata dal suo atteggiamento, gli diedi un ultimatum, dicendo che se voleva, potevamo finire la vacanza e poi andare ognuno per la sua strada. Quello stesso pomeriggio lui tornò da me e con scuse reciproche, ci riconciliammo. Non ricordo nemmeno quale fosse il motivo della lite, ma ricordo distintamente come lui si allontanava per poi tornare da me non appena la corda era tesa fino al limite.

Tuttavia, credo che il segnale più eclatante lo ebbi ad agosto 2018. Andai in vacanza con la mia migliore amica come facevamo ormai ogni anno da quando avevamo 20 anni. Avevamo scelto la Croazia per fare delle belle serate divertenti e ballare sulla spiaggia. Una notte tornammo molto tardi in camera e il giorno dopo ci svegliammo tardi. Alle 14, mentre ero in spiaggia, provai a contattarlo, ma Lorenzo non rispondeva né ai messaggi né alle chiamate. Rimasi col cellulare in mano fino alle 19, quando rispose molto scocciato al telefono.

Mi disse che non aveva idea di dove io fossi stata, che postavo delle foto ma non gli scrivevo nulla. Disse che aveva visto delle foto con dei ragazzi, gli stessi ragazzi che gli avevo già nominato i giorni precedenti e che erano solo degli amici ed ex colleghi di lavoro della mia migliore amica. Mi disse che, per quanto ne sapeva lui, io potevo essermi fatta chiunque la sera prima. Insomma, lui non lo diceva apertamente, ma implicitamente ero già diventata una put**na traditrice. Sapevo di non poter stare con una persona che mi diceva cose del genere e che non si fidava di me, quindi gli dissi che se la pensava così, tanto valeva lasciarci subito. Quella sera stessa mi tempestò di telefonate, cercando di scusarsi, ma sempre lasciando intendere che la colpa era anche mia. Non so come né perché, ma decisi di dargli un’altra occasione.

A settembre 2018 ripresi a lavorare come insegnante a scuola. Lavorando il sabato, era sempre più difficile vedersi, perché lui viveva a più di un’ora e mezza di distanza. Dovevo conciliare i weekend da lui con i weekend dedicati agli amici. Ogni volta che accennavo a una serata che volevo fare con gli amici, lui si irrigidiva e diventava quasi triste. Vederlo così creava in me un grande senso di colpa, anche se la ragione mi diceva che non avrei dovuti sentirmi così perché non stavo facendo nulla di male. Un giorno litigammo per un video fatto durante una serata in discoteca: a quanto pare, anche lì c’erano troppi ragazzi sconosciuti per lui.

Le liti cominciarono a susseguirsi a intervalli regolari di due o tre settimane. Mi sembrava di vivere sulle montagne russe: un giorno lui mi adorava e due giorni dopo mi diceva che non riuscivo a capire e che lo trattavo di m***a. Se un giorno non rispondevo subito ad un messaggio era capace di offendersi e smettere di parlarmi: ogni minima cosa poteva diventare motivo di rabbia e rancore nei miei confronti. Questo mi aveva portata a pensare che forse gli stavo chiedendo troppo. Eppure, anche quando sapevo di avere ragione, lui riusciva a rigirare la storia a suo favore, trasformando se’ stesso nella vittima, quando ora so per certo che l’unica persona vessata in continuazione ero io.

I miei genitori e i miei amici sono stati la mia salvezza. All’inizio ero infastidita dai loro atteggiamenti: sembravano non volergli dare una vera possibilità per apprezzarlo. Col tempo mi sono resa conto che di possibilità gliene hanno date molte e solamente perché amavano me. Sono stati molto sinceri, soprattutto i miei genitori. Mia madre mi vedeva sempre ansiosa, quasi sulla corda e particolarmente stanca e preoccupata. Mio padre, che non aveva mai espresso prima nessun parere sui miei ragazzi, si ritrovò a dirmi che era preoccupato per me, che mi vedeva tesa anche quando ero insieme a lui.

Sono riuscita a dire basta solo a inizio giugno 2019. Dopo un anno e tre mesi di relazione ho raggiunto il limite e finalmente, me ne sono resa conto. Le conseguenze sono state decisamente pesanti per la mia salute mentale e per le mie relazioni successive. La mia autostima ne ha risentito molto e ho sviluppato molte insicurezze rispetto a ciò che davvero merito. Quando ho incontrato il mio attuale ragazzo è stato davvero difficile fidarmi di ciò che mi diceva: ero così abituata a sentire una cosa e aspettarmene un’altra che ogni volta dubitavo di tutto. Fortunatamente, dopo 3 anni insieme, ho capito che non tutte le persone sono come il mio ex e che se una persona ti ama, non ti sminuisce, non ti rende insicura anzi, ti incoraggia a essere te stessa e si prende cura di te.

La mia relazione tossica è stata caratterizzata dalla violenza psicologica, ma altre potrebbero essere caratterizzate da cose peggiori. Cercate i segnali, ascoltate chi vi vuole bene da anni. Prendetevi davvero cura di voi stesse.

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Selenia Romani

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