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L’ispezione al Careggi di Firenze ci dice del rapporto che l’Italia ha ancora con l’esperienza trans

L’attuale verifica in corso all’ospedale Careggi di Firenze in merito al trattamento della disforia di genere nellə minorə ha riportato l’attenzione mediatica sul tema delle persone trans, a livello di diritto alla salute ma non solo.

Cosa sta accadendo

Il Ministero della Salute ha inviato i suoi ispettori all’Ospedale Careggi di Firenze per verificare i percorsi relativi al trattamento della disforia di genere nei minori e all’uso del farmaco triptorelina. L’ispezione è arrivata a seguito di un’interrogazione parlamentare presentata al Senato dal capogruppo di Forza Italia, Maurizio Gasparri.

La triptorelina è un farmaco che blocca alcuni aspetti dello sviluppo puberale. Ferma le mestruazioni, la crescita del seno e dei peli, lo sviluppo dei testicoli e l’abbassamento della voce. Il farmaco è già utilizzato per il trattamento della pubertà precoce e contro il tumore al seno e alla prostata. Può essere anche utilizzato per accompagnare chi durante l’adolescenza non si sente a suo agio nel genere assegnato socialmente alla nascita sulla base degli organi genitali. Questa terapia non implica la riassegnazione del genere o del sesso e può essere sospesa dopo al massimo quattro anni. Non modifica il corpo, ma lo lascia neutrale. L’opportunità di bloccare temporaneamente l’avanzamento delle modifiche puberali lascia il tempo di esplorare la propria identità a chi non ne è certo.

A partire dal 2019 l’AIFA permette l’uso della triptorelina a carico del Sistema Sanitario Nazionale per i casi di disforia di genere diagnosticata e in cui l’assistenza psicologica non sia risolutiva. Questa indicazione secondo Gasparri non sarebbe rispettata dall’Ospedale Careggi, perché allə bambinə di età media di 11 anni la struttura non fornirebbe assistenza psicoterapeutica e psichiatrica.

In realtà il Careggi ha fatto sapere che ci si occupa marginalmente della valutazione psicologica dellə pazientə perché a svolgere il servizio è l’ASL Toscana centro. Per di più la triptorelina viene somministrata solo a ragazzə già in pubertà, non allə bambinə.

Il ministero della Salute ha anche sollecitato il Comitato nazionale di biotetica e l’AIFA a «rivalutare» l’uso della triptorelina per considerarne l’eliminazione dai farmaci dispensati a carico del Servizio sanitario nazionale. Se consideriamo dal gennaio del 2023 il nuovo presidente dell’AIFA è Giorgio Palù, scelto dalla Lega, possiamo immaginare la possibile conclusione di questa storia.

Identità di genere e disforia di genere

Con identità di genere si intende la percezione sessuata di sé e del proprio comportamento, acquisita attraverso l’esperienza personale e collettiva. La disforia di genere indica uno stato di estraneità rispetto all’identità di genere assegnata al proprio sesso.

Il diritto all’identità di genere è fondamentale, quale elemento costitutivo del diritto all’identità personale, sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Così come il diritto costituzionale alla salute deve essere garantito a ogni persona.

La disforia di genere è un problema complesso, soprattutto in età pre-puberale. Il disagio è descritto come una combinazione di ansia, depressione e irritabilità che nei casi più gravi può portare al suicidio. Motivo per cui è giusto fornire l’adeguato fornimento di assistenza psicologica. Nei casi però in cui risulta insufficiente questi tipi di farmaci possono essere fondamentali.

Il grave problema in questa vicenda sta soprattutto nella strumentalizzazione ideologica della verifica per tentare la rimozione del carico economico del farmaco dal Sistema Sanitario Nazionale, per farlo ricadere sulle famiglie e scoraggiarle così dal suo utilizzo. Al Careggi nel 2023 tra 150 richiedentə, 26 sono state le prescrizioni. Dunque la somministrazione della triptorelina è già di per sé molto bassa. L’età media di chi accede al servizio è 14,8 anni, di chi riceve il farmaco 15,2. All’ospedale Niguarda di Milano in trent’anni il farmaco è stato prescritto solo 4 volte.

Siamo davanti a un caso di transfobia?

In quest’ottica le verifiche inquisitorie al Careggi si presentano come un ulteriore tentativo del governo di limitare la libertà di scelta dellə individuə con disforia di genere.

Sostiene infatti Alessandro Zan, deputato e responsabile Diritti nella segreteria del Partito Democratico: “Gli ispettori ministeriali, che da ieri indagano all’interno della struttura, sono solo l’ultimo atto di una serie di azioni che hanno una precisa finalità: fermare quello che è un centro di eccellenza per l’assistenza psicologica e sanitaria a persone e adolescenti transgender“.

Inoltre rimane inascoltata la voce dei genitori, che in una lettera al Corriere della Sera difendono l’operato della struttura, accusando il Ministero di mettere a repentaglio la salute dellə loro figlə, in nome di un attacco che è per di più ideologico.

Non leggere i disturbi di disforia di genere nellə adolescentə nell’ottica del diritto alla salute è sintomo di un pensiero transfobico, ovvero di avversione nei confronti delle persone trans. La transfobia è strettamente connessa con la percezione della transessualità e del transgenderismo come violazioni dei confini delle identità di genere.

Breve storia dell’esperienza trans occidentale e italiana

Nella società occidentale lo spazio tra i generi è sempre stato chiuso e rigido, così come la sessualità dicotomica. Il tema dell’ibrido, dell’androgino ha sempre destato preoccupazione. Nell’antichità greco-latina queste preoccupazioni erano rivolte soprattutto all’effeminatezza degli uomini. La concezione dei sessi era monosessuale: la donna aveva gli stessi genitali maschili dell’uomo ma trattenuti all’interno.

A partire dal ‘500 con il progressivo interesse per l’ermafroditismo la somiglianza tra i sessi veniva sostituita dalla loro contrapposizione. La mostruosità associata agli ermafroditi non veniva più ricondotta alla natura, come nel Medioevo, ma al comportamento. Quindi la paura dell’indeterminatezza iniziò a riguardare anche il genere, con l’adozione di abiti del sesso opposto (travestitismo), rafforzato dalla diffusione della pratica nel teatro.

Il pensiero positivista considerava il travestitismo come l’espressione più evidente dell’inversione sessuale. Paradossalmente era proprio la cultura dominante, negando l’omosessualità, che costringeva gay e lesbiche ad assumere ruoli e comportamenti del sesso opposto a quello di appartenenza. Proprio il pensiero positivista produrrà la classificazione del transessualismo come malattia mentale.

Tra Ottocento e Novecento, a seguito della diffusione del nazionalismo e del codice di rispettabilità borghese, in tutta Europa si esasperò la polarizzazione tra maschile e femminile. In Italia il fascismo reprimeva tutti quei comportamenti sessuali che si allontanavano dai rigidi modelli di mascolinità e femminilità. Alle persone transessuali fu preclusa la possibilità di sottoporsi a interventi chirurgici. Allə travestitə era impedito di comparire mascherati in pubblico.

Queste misure restarono a lungo anche nell’Italia Repubblicana. Il primo caso di riassegnazione chirurgica del sesso in Italia è stato quello di Romina Cecconi, effettuato però a Losanna nel 1966. Fino a quel momento il transessualismo era considerato una malattia mentale e sottoposta a controllo psichiatrico, tant’è che alcuni manicomi avevano i loro reparti speciali riservati allə travestitə.

Negli anni ’60 nacquero le prime comunità trans e da lì si avviarono le prime stagioni di lotta. La prima manifestazione pubblica avvenne a Milano nel 1979. Stesso anno di fondazione del MIT (Movimento Transessuali Italiani), la prima e più importante associazione transessuale in Italia. Il Mit si batté a lungo per la conquista e il riconoscimento dei diritti civili e guidò le proteste fino all’approvazione della legge 164 nel 1982. Legge che permette la riattribuzione chirurgica del sesso e la rettificazione degli atti dello stato civile. Essa può avvenire, previa perizia psichiatrica, con l’autorizzazione all’intervento chirurgico da parte di un giudice. Questa legge è considerata tutt’ora parziale perché non permette la rettifica degli atti civili e nemmeno quella del solo nome alle persone transgender, a quelle persone cioè che sono interessate ad assumere i caratteri fisici del sesso opposto senza ricorrere all’intervento chirurgico per il cambio dei genitali. Possibilità che invece è aperta in altri Paesi Europei, come la Spagna o la Germania.

Ricordiamo anche la creazione nel 1998 dell’ONIG (Osservatorio Nazionale Identità di Genere). Si tratta di un’associazione che raggruppa i principali centri specialistici, esperti e associazioni del settore. Il suo obiettivo è salvaguardare la salute delle persone transessuali la ricerca scientifica.

La transessualità il transgenderismo sono modalità di uscire dai rigidi vincoli dicotomici del binarismo di genere, permettendo combinazioni inedite. Si inseriscono purtroppo in società caratterizzate da forte controllo sul cambiamento dei ruoli sociali e del sesso. Un governo davvero consapevole e responsabile deve proteggere l’infanzia e l’adolescenza trans, attivando politiche pubbliche che preservino il loro benessere e la loro salute e non mettano a repentaglio le loro vite.

Fonti

L’ispezione all’ospedale Careggi di Firenze sui farmaci per minorenni con disforia di genere, articolo de Il post

Le tracce del transito: tratti e ritratti di un percorso, Porpora Marcasciano in Transessualità e scienze sociali

Dalla paura al mito dell’indeterminatezza. Storia di ermafroditi,travestiti,invertiti e transessuali, Lorenzo Benadusi in Transessualità e scienze sociali

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Alessia Merra

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