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Carla Lonzi

Il femminismo è la mia festa: Carla Lonzi e la Rivolta Femminile

Tempo fa, ho iniziato a soffrire di una irreprimibile mancanza. Nel mio storico di lettrice figuravano titoli femministi di un certo rilievo, che toccavano tematiche di vario tipo come la sessualità, il linguaggio, la violenza di genere, addirittura la storia dell’umanità. Tutte sfaccettature brillanti dello stesso prisma femminista. Eppure, nella mia libreria fisica e digitale, mancava qualche scritto che trattasse il femminismo come corrente di pensiero, di ragionamento, insomma, filosofica. Non c’era un titolo che avesse una visione d’insieme del femminismo come movimento trasversale all’interno della società. O che denunciasse il patriarcato nella sua interezza, dall’agire del singolo alla costruzione della comunità.

Ed ecco che arriviamo a Dicembre 2023, a Salerno. Di ritorno per le vacanze natalizie nella mia città d’origine, entro in una libreria che ha appena aperto i battenti nel mio quartiere – evento più unico che raro – e rimango estasiata. Lì, ad aspettarmi, splendente sugli scaffali, trovo Sputiamo su Hegel e altri scritti, di Carla Lonzi.

Carla Lonzi: pensatrice femminista degli anni ’70

Il nome di Carla Lonzi non mi era nuovo. Infatti, l’avevo già sentito all’università parecchi anni fa – sempre sia lodata la Professoressa di Filosofia politica. E a Settembre del 2023, una mia amica aveva inoltrato la copertina su un gruppo Whatsapp, preannunciandone la ristampa. Infatti, il libro era quasi totalmente sparito dalla circolazione, per circa tredici anni. Anche se non era un titolo particolarmente famoso, le copie erano pochissime e introvabili. Solo da qualche mese, grazie alla casa editrice La tartaruga, che ne sta curando il progetto editoriale, è andato nuovamente in stampa. Ecco perchè, quando l’ho trovato in libreria, con l’opera di Carla Accardi in copertina, Viola rosso 1963, l’ho scelto immediatamente. Sapevo di aver comprato qualcosa che avrebbe colmato quella lacuna filosofica che avvertivo.

D’altronde, Carla Lonzi, nata a Firenze nel 1931 e morta a Milano nel 1982, è una delle pensatrici più importanti del femminismo italiano, teorica dell’autocoscienza e della differenza sessuale. Il suo periodo di produzione letteraria si colloca nei primi anni Settanta, in un’Italia molto particolare. Era l’epoca del Sessantotto, della ribellione dei giovani e degli operai, delle passioni politiche sempre più accese. E per quanto alcune idee dell’epoca avessero una linea comune con il femminismo, il pensiero delle donne prese volutamente le distanze da quello degli uomini. Divampava la seconda ondata del femminismo.

Pensiero della parità e pensiero della differenza

Gli anni Settanta hanno registrato un grande fervore attorno al movimento femminista che, in quel momento storico, battagliava su più fronti. Dal diritto al divorzio, introdotto nel Dicembre del 1970, al diritto all’aborto, sancito nel Maggio del 1978, fino al diritto alla parità nella coppia nello stesso anno. Insomma, era la stagione dei diritti civili, che, tuttavia, non mancavano di una certa analisi motivata e critica strutturale. Due correnti di pensiero si interrogavano sulle questioni femministe. Da un lato, vi era il femminismo della parità, che aveva l’obiettivo di raggiungere l’eguaglianza giuridica, politica e sociale tra uomini e donne. Per questo motivo, denunciava ogni situazione di discriminazione nei confronti delle donne, auspicando a una equa divisione del potere tra i due generi.

Invece, dall’altro lato, il pensiero della differenza sessuale criticava questo approccio, vedendo nella parità un annullamento della differenza e quindi della diversa esperienza dei generi. In più, i diritti così stabiliti e i soggetti a cui si attribuivano entravano comunque all’interno del meccanismo discriminatorio di cui erano vittime, con l’illusione di essere trattati ugualmente da un sistema malato alla base.

Carla Lonzi, assieme a Elvira Banotti e Carla Accardi, nella primavera del 1970, fonda Rivolta Femminile, un collettivo di sole donne che teorizza sulla filosofia della differenza sessuale. E, per farlo, parte proprio da un percorso di autocoscienza femminile. Il gruppo rappresenta un unicum della storia dei femministi. Infatti, era all’avanguardia in quanto ricercava non tanto l’autonomia, ma una vera e propria esistenza scevra dalla necessità di richiederla a qualcun’altro, detentore del potere. D’altronde, come si legge anche nel Manifesto di Rivolta Femminile, “la donna non va definita in rapporto all’uomo”. E, ancora, “l’uomo non è il modello a cui adeguare il processo della scoperta di sé da parte della donna”.

Sputiamo su Hegel e altri scritti

A partire proprio da questo slancio di emancipazione e definizione di sé, il libro Sputiamo su Hegel e altri scritti raccoglie i pensieri di Carla Lonzi e del collettivo di Rivolta Femminile. Con una brevissima introduzione di Annarosa Buttarelli, filosofa della differenza e studiosa di Carla Lonzi, il libro si apre riportando per intero il Manifesto del collettivo che raccoglie tutti i punti fondamentali della corrente.

La parte successiva è dedicata alla critica lucida e radicale dei sistemi di potere che, in qualsiasi estrinsecazione della realtà, hanno istituzionalizzato l’inferiorità della donna, rendendola il sesso debole per eccellenza. Il primo destinatario di questa critica è Hegel. Egli affida alla donna il compito di presiedere la famiglia e all’uomo la comunità. Quindi, aveva teorizzato una sua sottomissione e relega alla sfera privata, escludendola dall’elevazione allo status di cittadina.

Di simile natura è anche la critica a Marx. Per quanto rivoluzionario, non prendeva in considerazione l’oppressione della donna nella dialettica servo-padrone, rafforzando i sistemi patriarcali già vigenti. Poi, Carla Lonzi smentisce aspramente anche i buoni propositi dei regimi comunisti. Difatti, al loro interno, la socializzazione dei mezzi di produzione non è coincisa con l’abbattimento della cultura patriarcale e la liberazione della donna. Anzi, a uscirne rafforzata è stata la famiglia, che è uno dei punti di passaggio fondamentali per la costruzione dell’ordine patriarcale.

La sessualità negli scritti di Carla Lonzi e Rivolta femminile

Un altro passaggio fondamentale del libro è la distinzione tra la donna clitoride a e la donna vaginale. Dopo aver smontato le teorie farlocche di Freud su una ipotetica invidia del pene da parte delle donne, Carla Lonzi mette al centro l’importanza della sessualità della donna. Per secoli, il piacere della donna è stato subordinato a quello dell’uomo, affibiando una condizione di infantilità e secondarietà al piacere clitorideo. Perchè questo, ovviamente, impediva il godimento dell’uomo e la possibilità di riproduzione da parte dell’umanità.

Così, come spiega Carla Lonzi nel trattato La donna clitoridea e la donna vaginale, tramite un processo ben affinato di convinzioni biologiche e teorie di psicanalisi, il punto del piacere della donna è stato fatto corrispondere al punto della riproduzione: la vagina. Si pone in questo modo la questione di un sesso colonizzante, l’uomo, che detiene la proprietà del piacere del sesso colonizzato, la donna.

Però, c’è un ancora di salvataggio, che Carla Lonzi definisce come momento di presa di coscienza della subordinazione e, successivamente, di inizio dell’esistenza come donna clitoridea. Rompendo il modello sessuale, eteronormativo e familiare di pene-vagina, tramite anche le pratiche di autoerotismo e di raggiungimento dell’orgasmo prima in solitaria, la donna clitoridea può riuscire a uscire dal soggiogamento che l’ha privata del piacere.

Sessualità e aborto

Ultimo, ma non meno importante, è il legame saldo che collega la sessualità all’aborto all’interno dei pensieri di Carla Lonzi. La filosofa avvia una riflessione importante sul diritto all’aborto che, in quanto tale, può essere eliminato in qualsiasi momento, vanificando gli sforzi fatti per raggiungerlo. Ma, con un esercizio a ritroso, Carla Lonzi denuncia la sola idea di richiedere un diritto come l’aborto.

Infatti, avendo rotto la corrispondenza tra piacere femminile e vagina, l’eiaculazione dell’uomo non deve avvenirne necessariamente all’interno, perchè al suo apice non corrisponde quello della donna. Dunque, l’aborto dovrebbe essere sì un diritto insindacabile, ma da problematicizzare alla sua origine. Sarà la donna a farsi carico di chiedere un diritto all’aborto e sarà sempre lei ad abortire. Con questa analisi, infatti, è chiaro come anche nella sessualità ci siano in gioco dinamiche di potere che portano, come risultato, l’assoggettamento della donna. Carla Lonzi, invece, auspica una civiltà dove vige la libera sessualità, non rinnegando più il piacere clitorideo e non avendo fini unicamente procreativi.

Carla Lonzi: l’analisi di oggi

Ed ecco che arriviamo a oggi, giorno in cui sto concludendo questo articolo. Con il libro Sputiamo su Hegel e altri scritti ho iniziato a mettere un ulteriore tassello, più solido e pervasivo, nella mia conoscenza e coscienza femminista. E per la sua importanza non potevo non condividere con il resto delle donne questo mio piccolo traguardo. Ma quello di Carla Lonzi non è semplicemente una riflessione, registrata e trascritta, di oltre cinquant’anni fa.

Non è stato difficile rimodellare le sue teorie sulla società in cui viviamo. Al contrario, la sua analisi sembra quanto mai attuale. Il sistema di potere a cui assistiamo oggi è incardinato sullo sfruttamento delle minoranze da cui chi riesce a emergere viene premiato con il compito di farsi da ambasciatore della bellezza di questo sistema. Un esempio a caso: inneggiare alla vittoria di una donna di una carica istituzionale di prestigio, buttiamola lì, magari la presidenza del Consiglio, perchè è donna e ha avuto, sulla carta, le stesse possibilità degli uomini, si svuota completamente di significato se quella stessa donna usa il suo potere e il sistema in cui è entrata per mantenere in posizione di svantaggio le altre donne.

O, ancora, appare estremamente chiaro come l’aborto non sia un così insindacabile diritto, se, oltre a essere ostacolato e, quindi, impraticabile, ci sono continui attacchi alla legge 194/78 che lo sancisce. D’altronde, è di poche settimane fa la notizia del convegno della Lega alla Camera dei Deputati dove si è affermato che “L’aborto non è un diritto, nemmeno nei casi più gravi come lo stupro”.

Ma anche la sessualità non è un argomento meno problematico: esiste ancora l’orgasm gap, con gli uomini che hanno più facilità nel raggiungere l’orgasmo rispetto alle donne. Per non parlare, poi, dei pregiudizi di genere nei confronti dei soggetti femminili che parlano di sesso, lo praticano liberamente e hanno più partner sessuali, bollate con i peggiori epiteti. D’altronde, la società non si aspetta questo da loro.

E così, i cinquant’anni passati dalle teorie di Carla Lonzi, non sembrano nemmeno tanti. La persistenza di questi costrutti di potere ancora oggi ne è la testimonianza, così come la grande, enorme, rumorosa campana d’allarme che ci ricorda che, ora e sempre, sputiamo su Hegel.

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Elena Morrone

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