Pornocrazia

pornocrazìa s. f. [dal fr. pornocratie, comp. del gr. πόρνη «meretrice» e -cratie «-crazia»], letter. – Forma di governo caratterizzato dalla forte influenza esercitata dalle cortigiane, dalle favorite degli uomini di potere.

Parte prima

Eravamo cento cani sopra una gatta,
una cosa così l’avevo vista solo nei video porno

(Dalla chat dei ragazzi coinvolti nello stupro di Palermo, 2023)

Da essere umano e da donna, non è stato facile e mi ha appesantita molto ripercorrere i casi di stupro di questi ultimi anni. Molti casi e sentenze (e anche molte credenze) puntano il dito nei confronti della pornografia e dell’esposizione eccesiva dei ragazzi ad essa come causa primaria delle violenze maschili. Seppur vero che non può certo la pornografia essere presa ad unico ed esclusivo innesco di violenza, è vero che essa sia un fenomeno sociale che negli ultimi anni s’è fatto più subdolo.

Descrivere la pornografia in quanto fenomeno sociale è difficile e complesso, ma possiede delle caratteristiche ben specifiche:

la diffusione di massa, con conseguente superamento di ogni barriera (economica, geografica, sociale)

la sua risposta alla logica di mercato (di profitto e di consumo)

il forte impatto psicologico e sociale

rientrare nel dibattito dell’opinione pubblica

la sua partecipazione alla costruzione di modelli di sessualità, ma anche di corpi e relazioni.

Seppure non sia del tutto corretto dire che si sia diffusa solo negli ultimi anni, possiamo constatare come la sua fruizione sia però diventata spasmodica ed esagerata, grazie all’implementazione di questo mercato attraverso Internet e le nuove tecnologie. Quindi il mercato esiste da sempre, ma ha ricevuto un importante slancio.

Non esiste un identikit della persona che guarda la pornografia, come non esiste un identikit per la persona che intraprende una carriera all’interno di questo mondo. Vedere porno rimane comunque un’esperienza soprattutto individuale che alimenta il dibattito sociale e morale.

Per comodità, mia e vostra, questo articolo sarà suddiviso in due parti, la seconda uscirà il mese prossimo. Non è un argomento semplice da trattare, è ostico e divisivo, ma è importante che certe riflessioni non vengano tralasciate.

TRIGGER WARNING: si parla di violenze e contenuti espliciti.

Procedi la lettura solamente se ti senti a tuo agio.

Porno – Grafia

La radice etiologica di questo termine è da ricercarsi nella lingua greca. L’etimologia della parola pornografia si ricollega al greco antico e precisamente a πόρνη (pòrne) = prostituta + γραφή, (graphè) = disegno, scritto, documento. Pertanto pornografia significa, letteralmente, scrivere riguardo a prostitute o rappresentare prostitute.

Consisteva nella rappresentazione esplicita di soggetti erotici e sessuali in diverse forme. Il fine? Indurre uno stato di eccitazione sessuale nella persona. In Italia, nel corso della storia, esempi del genere li ritroviamo nei fumetti porno di Guido Crepax, Milo Manara, Giovanna Casotto. Qualcosa che esisteva, partito inizialmente dalla prostituzione, ma il termine comincia ad essere impiegato con il significato che possiede oggi (pornografia come mercato del desiderio sessuale) durante il XIX secolo. Lo scopo è sempre di creare, dare vita, ad uno stato di eccitazione sessuale tramite la raffigurazione di scene erotiche o rappresentazioni esplicite di atti sessuali. La differenza? Comincia a nascere un mercato senza freni ne limiti, dove tutto è concesso, dove ogni desiderio trova la sua nicchia.

La pornografia intesa da noi è un fenomeno moderno, che colleghiamo all’avvento del cinema o meglio ancora di Internet. Perché? Perché in questo caso non sempre le opere hanno come scopo esclusivamente quello di suscitare eccitazione nell’osservatore, ma subentra un valore di mercato, viene meno il lato artistico ed erotico a favore dell’inseguimento dei desideri più spinti di chi guarda, assecondandoli.

Siamo passati da osservatori a consumatori.

Playboy

ENTERTAINMENT FOR MEN

Playboy, da sempre.

La rivista di Hugh Hefner rappresenta esattamente lo stravolgimento che ha permesso alla pornografia di evolversi. Le donne cominciano ad essere fotografate nude: abbiamo le conigliette, la Playboy Mansion, l’idea di un uomo non a casa con la famiglia (conseguenza al rifiuto dell’ideale tradizionale), ma in sella ad un auto di lusso circondato da bellissime donne. Non solo dive, attrici e cantanti, ma anche le ragazze della porta accanto posano per la rivista.

Ed ecco il primo campanello d’allarme. Si ritiene che Hugh Hefner sia il paladino che abbia sdoganato la sessualità femminile, ma la realtà è che la ha trasformata in un mercato. In un contesto di massivo capitalismo che muove un’iperattiva produttività ed una concorrenza esasperante, si perde tra i milioni di dollari guadagnati da Hefner l’aspetto di una sessualità femminile più libera, volta all’emancipazione. Nel 1953, fondando Playboy, il target pensato da Hefner è il maschio bianco eterosessuale, nulla a che vedere con l’emancipazione femminista. Ogni cosa all’interno della rivista è studiata e realizzata per quello specifico target di uomini alla ricerca del potere. E così contribuisce ad una sessualità definita da una prospettiva maschile per uomini dominanti. Il rischio evidente? Canalizzare ancora di più i ruoli femminile e maschile e proporre una specifica ed unica immagine della donna.

E non solo Hefner, anche Penthouse, Hustler. Playboy ha dato il via al propagarsi di riviste con un target molto chiaro: maschi bianchi eterosessuali alla ricerca di una via di fuga dalla vita familiare. L’uomo vuole le sexy pin up, vedere i seni delle grandi attrici dell’epoca, appendere nella propria stanza il poster della Playmate del mese. Hefner ne crea un impero, aprono locali in cui le cameriere sono le stesse conigliette. E’ un gigantesco business sul corpo femminile.

Cosa c’entra questo con la pornografia? Lo sdoganarsi di immagini erotiche e la popolarità di queste riviste diedero linfa all’evoluzione della pornografia. L’interesse nei confronti della sessualità dilaga, si vuole e si cerca sempre di più.

Le rappresentazioni

Le conigliette, le donne nude, seni in vista su un’intera pagina. Hefner professò tanto di liberazione femminile sbattendo in prima pagina le donne. In realtà per Playboy la sessualità è stata ed è un prodotto da vendere all”interno di un contesto ben specifico: quello del lusso e del consumismo. La coniglietta e il sesso, fanno parte del branding dell’uomo di successo. La bella donna è simbolo di questo status.

TW

Ma non si tratta solo di Hefner. Personaggi come Max Hardcore, a dire di tanti pioniere del genere gonzo, vuole dare alle donne quello che, a dir di lui, loro stesse vogliono: essere portare al limite, brutalizzate con o senza consenso, costrette ai pianti e alle suppliche. Il suo “genere” racchiude scene di sesso molto violente con elementi hardcore quali vomito. All’interno della trilogia di documentari Beyond Fantasy realizzati da Exodus Cry (Barely Legal, Unsafe Sex, Hardcore) viene intervistato insieme ad altri personaggi dell’industria pornografica.

P.S. Ho scelto di riportare i link dei singoli documentari della trilogia Beyond Fantasy, ma faccio un gigantesco trigger warning: gli argomenti, le esperienze e le violenze subite dalle performer sono molto, molto pesanti. Consiglio comunque una visione a piccole parti per chi si ritiene interessato a vederli.

Quindi se Hefner proponeva la donna come segno di un potere maschile realizzato, qui ne esce l’immagine di un’industria zeppa di coercizioni, violenze sessuali, offerte di droga ed alcol alle performer con l’intento di stordirle, renderle incoscienti e zero sicurezza lavorativa sui set. Ciò che emerge è l’obiettivo di realizzare quanti più guadagni possibili senza alcuna tutela per le persone.

Nei titoli che leggi scorrendo i video presenti su qualsiasi piattaforma gratuita (Pornhub, YouPorn,…) le ragazze implorano di essere abusate, punite. Nessuno ti racconta che la ragazza ha dovuto ricorrere alla chirurgia perché il suo corpo è stato danneggiato dalla scena che tu ritieni erotica. Emerge un’industria che deve portare la scena a casa ad ogni costo, se una ragazza sta male si fa ogni cosa possibile per farla ricominciare, anche attraverso la manipolazione psicologica e la minaccia di non essere pagata. Il titolo puntualmente è tanto breve ed esplicativo, quanto tragico: ragazza implora di essere distrutta. I titoli sono sempre corti e sono sempre femminile riferiti.

Emerge l’uomo dominante, la relazione di potere che si traduce nell’abuso. Esiste ancora una grossa fetta di pubblico che in qualche modo ricerca questi contenuti, perché si tratta di conferme di potere e controllo, della centralità della virilità maschile e di come ogni regola sia fatta per essere infranta. Peccato che queste “regole” che tanto vogliono essere infrante siano inclusione, sicurezza, consenso ed orgasmo femminile. Le fantasie sessuali non sono sbagliate, ma è sbagliato il modo coercitivo e senza consenso in cui vengono rappresentate, senza alcuna remora sul fatto che questi materiali finiscano sotto gli occhi di ragazzi giovanissimi senza alcun tipo di controllo, spiegazione e coscienza.

In fondo, in famiglia quanto a scuola, si teme ancora molto di parlare di sessualità.

Questa sottintesa, ma neanche così tanto, cultura dello stupro che viene rappresentata nel porno mainstream, alimenta i giovani uomini, il femminicidio diventa il delitto di potere per eccellenza. E le violenze vengono rese ancora più terrificanti dagli stupri di gruppo (Palermo, Caivano). Tutte cose che vedono nei porno e che anestetizzano la coscienza dei giovani. L’arco narrativo più quotato? Quello che si basa sulla penetrazione e l’eiaculazione dell’uomo. Il piacere è evidentemente fallocentrico, il primo piano è sempre sul corpo della donna ed il porno è gratuito per tutti, anche i minorenni.

E’ sempre una questione di potere

I want you to tell me to stop

Max Hardcore, Beyond Fantasy

Ho citato sopra il personaggio di Max Hardcore. La sua storia non termina con la sua morte nel 2023, perché fu preso ad esempio da moltissimi altri performer e registi. Le sue pratiche si svolgono all’interno della rape fantasy porn e viene visto come un innovatore del genere.

Uno studio cita come su più di 4000 scene porno etero dal 35 al 45% contengano aggressioni nei confronti della donna. Due terzi delle performer dichiarano di aver subito comportamenti violenti sul set.

Un set che, come sottolineerà Malena durante la recentissima inchiesta delle Iene su presunti abusi compiuti da Rocco Siffredi, dovrebbe tutelare le performer. Parliamo di CINEMA per adulti? Allora non esiste che un uomo si chiuda in una stanza da solo con una donna ed una videocamera. Che siano presenti dei team, per le luci, per le riprese, per l’assistenza alle performer. Che ogni persona coinvolta nelle riprese sia tutelata.

Max Hardcore è stato attore e regista dei suoi film. Ma possiamo parlare ben poco di recitazione; non esiste alcuna narrazione. La scaletta è la seguente: arrivo e ti aggredisco, ti sc.po la bocca ed il culo fino a farti piangere, vomitare. Non mi interessa che tu sia cooperativa, perchè allora significa che non sono stato abbastanza violento. Ciò che cerco di riprendere in videocamera sei tu che arrivi al breaking point. Vuoi essere una vincitrice?

Seppure ricevette molte accuse (e condanne), tra cui distribuzione di materiale osceno e pornografia infantile, ricevette anche molti premi. Per molti è un pioniere di un filone ultra estremo in nome della libertà di scelta. Ma che libertà di scelta è se le attrici non riescono nemmeno ad esprimere il proprio consenso?

Attenzione: ciò che si critica, e che io stessa critico, a questo personaggio è di aver creato e spinto un genere ed un’industria che hanno perpetuato e aumentato le violenze verso le performer e contribuito a fomentare le differenze di genere. E la sua esplorazione e creazione di contenuti più spinti e violenti è stata dettata dagli abusi e dalla volontà di dominare le donne e non dal desiderio di creare un prodotto etico ed esplorativo che prevedesse un comune consenso.

Ma la pornografia di oggi?

Barbara:
Movies and porno are different, Jon! They give awards for movies!
Don Jon:
And they give awards for porn too.

Don Jon

Si fatica ormai da anni a distinguere la sessualità reale da quella riprodotta sullo schermo, abbiamo traslocato nel digitale e questo ha dato uno slancio maggiore alle nostre insicurezze. Ed il sesso diventa un campo minato in cui provare il proprio valore. Gli approcci alla pornografia sono sempre più prematuri, senza alcun controllo ne limiti.

La nostra pornografia è un prodotto d’intrattenimento, non è una rappresentazione della realtà sessuale, non è uno strumento educativo affidabile in campo sessuale. Mancano i valori di rispetto, consenso e benessere. Manca l’idea di uno spazio sicuro per esplorare la propria sessualità e le proprie preferenze personali. Il materiale gratuito che si trova in rete presenta spesso scene irrealistiche e sicuramente non dev’essere ispirazione per modelli di comportamento.

Eppure è anche tutto un cinema, il mondo della pornografia è come la scena hollywoodiana patinata, ci sono premiere, premi da vincere, sfilate da fare, film o scene da presentare. La rivista AVN, nata nel 1983 per recensire i film per adulti, propone ogni anno premi da assegnare all’industria: gli Oscar del porno.

L’avvento di Internet ha chiaramente portato ad un’ampia distribuzione e fruizione di materiali a contenuto pornografico. Cosa succede? L’eccitazione diventa disponibile in modo immediato per chiunque e dovunque. Ma non dimentichiamoci che non è colpa dei ragazzi se associano porno ad educazione sessuale (visto che nessuno glielo spiega), eppure è dove i ragazzi imparano a comportarsi come predatori in branco. Come cento cani su una gatta.

Questa pornografia mainstream riflette sulle donne i desideri degli uomini, sono immaginate come assatanate di sesso, vogliose, trascinate dall’impulso irrefrenabile di gettarsi sul pene maschile. Insomma, un riflesso di come gli uomini le fantasticano.

E nel tempo le grandi piattaforme hanno sempre fatto spallucce.

Industria del desiderio

Non stiamo parlando di un mercato da poco, ma di un’industria gigantesca che comprende tantissime altre piattaforme studiate nel dettaglio per essere specifiche per ogni interesse. Piattaforme che si basano sugli interessi cercati dagli utenti, quali, ad esempio, StepSister, Teen Fidelity, Milf Hunter.

Ma sottolineo che si tratta di contenuti segmentati che idealizzano pratiche sessuali non consensuali e problematiche. La pornografia, per la sua caratteristica di mercato senza controlli e molto pericoloso per le performer, non deve essere considerata strumento educativo. Finché il fine primario sarà il massimo profitto non possiamo parlare di educazione perché i contenuti vengono realizzati con lo scopo di stimolare e non per informare. Gli obiettivi sono: attrarre traffico, generare visualizzazioni e massimizzare i profitti. Da qui ne derivano sfruttamento del lavoro e dei minori, pedopornografia, circonvenzione di persone vulnerabili, consumo globale di massa e concentrazione delle risorse in mano a pochissime realtà.

E attraverso le analisi dei dati degli utenti costruiscono ed intensificano determinate categorie. Stepsister nasce dalla redditività, non da un intento formativo. Quindi cosa succede? Che contenuti più controversi ed estremi vengono sovra rappresentati perché più redditizi. Teniamolo a mente, su queste piattaforme non esiste una visione equilibrata ed inclusiva della sessualità proprio perché l’intento è esclusivamente commerciale, di vendita. La pornografia mainstream è una catena di montaggio e questo viene raccontato molto bene all’interno del film Pleasure e nel documentario Hot Girls Wanted.

Di storie brutte ce ne sono moltissime, fin troppe, come ci sono ancora moltissimi materiali in rete ottenuti da abusi veri e propri. Ci sono anche storie che finiscono meglio, ma è nel 2020 che esce un’inchiesta sul New York Times che farà traballare un colosso della pornografia.

Al mese prossimo, con la seconda parte.

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Erica Nunziata

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