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Bambole Trottla e normalizzazione del fenomeno Lolita

L’imprenditore Shin Takagi, creatore di bambole per adulti dal 2005, ha cominciato a produrre e vendere nel 2015 delle bambole con le sembianze realistiche di bambine e bambini. Takagi ha dichiarato che il suo intento sia quello di gestire il disturbo parafiliaco di alcunə adultə verso lə bambinə, poiché lui stesso, afferma, prova questa «perversione», condizione che gli avrebbe reso necessario trovare un modo per confinare questi istinti in una cornice di legalità.

In una sua intervista per il sito web The Atlantic tradotta verso l’italiano dal Fatto Quotidiano afferma: «Dovremmo accettare socialmente che non vi è alcun modo per modificare le perversioni di nessuno (…). Per questo sto aiutando tante persone ad esprimere i loro desideri, in modo legale ed etico. La vita non è degna di essere vissuta se si deve vivere un così forte desiderio represso».
Aggiunge, poi, di essere convinto che questo tipo di bambole possano debellare la pedofila, ne sono la prova le innumerevoli lettere che riceve quotidianamente da persone che lo ringraziano per l’invenzione, visto che grazie ad essa sono riuscitə a placare i propri istinti.

Il costo di queste riproduzioni si aggira sugli ottomila dollari sono create su commissione, si possono anche fare richieste personalizzate inviando fotografie di bambinə all’azienda di produzione per avere una bambola più realistica; sono facilmente reperibili su internet, basta infatti scrivere su un qualsiasi motore di ricerca il nome della azienda “Trottla” e ci si ritrova difronte il catalogo di queste bambole.

Sono molto realistiche e più o meno vestite, si possono trovare in pose comuni per l’età che rappresentano oppure in posizioni sessualizzate. La cosa che mi ha colpita sono gli sguardi non ammiccanti, ma intrisi di paura o completamente dissociati. Lo sguardo piatto, le sopracciglia arcuate verso l’alto in una smorfia di preoccupazione. Non certo gli occhi vivaci o teneri di una qualsiasi altra bambola, né l’espressione sensuale di una bocca socchiusa di una comune sex doll. Questo particolare, da Survivor di pedopornografia, mi ha immediatamente ricordato i visi delle vittime di pedofilia, che spesso sono intrisi di paura e sotto shock. Mi è sorta inevitabilmente una domanda: per quale motivo queste persone nutrono il bisogno di avere una bambola che simuli anche nei dettagli uno stupro su minori?

Difficile trovare una risposta breve e concisa. Spesso e volentieri l’immaginario comune e esteso sulla sessualità sotto il patriarcato e uno dei principali assi della pornografia nel mondo – dal Giappone, all’Italia, all’America con diverse sfumature e intensità – girano intorno alla rappresentazione di rapporti sessuali con ragazze giovani, teenager e donne molto, molto infanti lizzate, nonché a immagini di coercizione e stupro. Purtroppo, la maggior parte della produzione di video per adulti attinge e rinfocola la cultura dello stupro, tanto quanto quella che potremmo chiamare la cultura della feticizzazione e dell’abuso a danno di minori. Queste bambole sembrano davvero materializzare sempre di più la normalizzazione del fenomeno Lolita.

Altro quesito a cui ho cercato di dare una risposta riguarda l’efficacia di questi feticci. Ho svolto una prima ricerca informandomi presso lo staff del centro Tiama di Milano dove gli operatorə e moltə professionistə della salute mentale lavorano con persone abusate e/o abusanti, e devo dire che la risposta mi ha lasciato molte perplessità. Ad oggi, non abbiamo dei dati o delle prove scientifiche circa la validità dell’utilizzo di queste bambole, se il fine è quello di contenere degli istinti parafiliaci, anzi, direi che le ipotesi che possiamo fare a riguardo non sono del tutto incoraggianti: nel caso migliore, i pedofili potrebbero riuscire a sfogare su di esse tutti i propri istinti, tuttavia altri invece potrebbero essere ispirati proprio dalle bambole e cercare successivamente di abusare unə verə bambinə – proprio perché il bambolotto potrebbe risvegliare in loro la voglia di attuare certe fantasie.

Francamente non comprendo come mai sia così semplice accedere all’acquisto. Per quale motivo tutto questo non è oggetto di studi approfonditi e di controllo, perché non risultano delle norme o regolamenti nazionali e internazionali che limitino o seguano la compravendita di queste bambole sessuali con le sembianze di bambinə?

In moltissime parti del globo, un pedofilo può rendere le sue fantasie reali e sentire “normale” ricreare uno stupro senza temere di essere fermato da nessuno. La responsabilità collettiva e politica delle nostre società è tanta ed è molto grave che si continui sistematicamente a tacere rispetto alla tematica degli abusi nell’infanzia e nell’adolescenza.
In Italia abbiamo poche leggi che tutelano lə bambinə dagli abusi s3ssuali.
(Abbiamo quella sulla riduzione o il mantenimento in schiavitù o servitù legge in vigore dal primo luglio 1931. Non tuttə sanno che la prima legge che riconosce come reato lo scambio o lo sviluppo di materiale p3d0p0rnografic0 è recentissima e risale all’11 agosto 1998 con modifiche apportate nel 2006 e nel 2021).

Temo che queste leggi non bastino ad arginare questo tipo d’abuso. No, sicuramente non bastano e non possono sostituire un lavoro collettivo nel nostro tessuto sociale che intervenga sulla concezione che si ha rispetto allə bambinə, per estirpare le radici di un mercato dei corpi silenziosamente fiorente.

Francesca Svanera

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