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Decolonizzazione: il femminismo bianco non salva nessunə. Come ci salviamo dal femminismo bianco?

Che cos’è il femminismo bianco?

Il femminismo bianco è la convinzione razzista e classista, nonché storicamente e ideologicamente falsa, secondo cui le donne bianche e in gran parte borghesi sono le più autorevoli nel dibattito femminista. Esse si rifiutano di riconoscere il privilegio nel portare avanti le istanze del femminismo occupando comodamente una visione bianco-centrica.

Non solo non portano affatto avanti le istanze del femminismo, ma ritengono che il “vero femminismo” sia quello bianco, poiché credono che le donne bianche emancipate, nate e cresciute in paesi occidentali, si debbano porre in vesti di salvatrici delle altre donne non bianche, indottrinandole circa la parità di genere.

Tali pseudo-femministe sono ai vertici di fondazioni e organizzazioni internazionali, scrivono per importanti testate giornalistiche e case editrici, occupano posizioni di rilievo in ambito politico, vendono il loro femminismo come prodotto mainstream per fare pinkwashing ad aziende che brandizzano gli slogan femministi per profitto.

Siccome occupano tutto lo spazio, si finisce per credere che esse siano tutto lo spazio. Hanno il privilegio di avere una voce e la usano impropriamente in nome di tuttə coloro che non hanno una voce o la cui voce resta inascoltata a causa della narrazione dominante proposta dal femminismo bianco.

Le donne non bianche e le persone trans sono marginalizzate da tale pensiero che esclude i vissuti di miliardi di persone nel mondo. E quando vengono presə in considerazione è solo per infantilizzare la loro esperienza, per “insegnare” loro come emanciparsi, facendo passare il messaggio che per liberarsi dalle loro oppressioni devono imparare ad attingere alla “bianchezza”, intesa come punto di riferimento, valore culturale e massima aspirazione sociale.

Tale visione si realizza tanto in una cornice razzista quanto classista: le donne bianche borghesi giudicano le donne non bianche per le loro scelte religiose e culturali (abbigliamento, stile di vita ecc.) allo stesso modo in cui giudicano le donne povere che non hanno avuto accesso al loro stesso livello di istruzione o posizione sociale. Entrambi i gruppi sono giudicati “colpevoli” di non aver saputo salvarsi dal patriarcato utilizzando gli strumenti e le chiavi di lettura che la società occidentale dall’alto del suo storico colonialismo dispensa.

Come ci salviamo dal femminismo bianco? Alcuni suggerimenti.

Numero uno. Mollare il microfono. L’esperienza delle donne bianche non racchiude e non esaurisce l’essenza del femminismo. Le donne non bianche, le persone trans, le donne socialmente marginalizzate hanno vissuti femministi pur non avendo il “vocabolario femminista” in tasca. Le loro comunità contano sul loro femminismo per costruire una coscienza collettiva che permetta loro di liberarsi dallo sguardo colonialista e finalmente raccontarsi e realizzarsi con la propria voce.

Numero due. Mettersi in ascolto. La nostra posizione privilegiata ci offre la possibilità di essere alleatə nella lotta. Camminiamo insieme. Usiamo quel privilegio per le nostrə sorellə oppressə e non come ulteriore strumento di oppressione oscurante il loro vissuto.

Numero tre. Il femminismo non è stampato su una maglietta o su una borraccia. Se possiedi questi oggetti non sei più femminista. Non alimentiamo il sistema capitalista senza consapevolezza di cosa sia e a che cosa serva realmente il femminismo.

Numero quattro. Le nostre occidentalissime democrazie non sono un modello di riferimento per nessunə. Esse hanno rappresentato e tuttora rappresentano una macchina di morte per milioni di persone nel mondo. La nostra storia di “emancipazione” è stata spesso realizzata a discapito dell’emancipazione di altri popoli.

Numero cinque. Il transfemminismo intersezionale è una decostruzione continua della società patriarcale, del razzismo, del colonialismo, del capitalismo, dell’abilismo, del classismo, dell’omobilesbotransfobia e dello specismo interiorizzato. Non è un percorso lineare né per i popoli né per i singoli: non esiste la patente della brava femminista. In questo contesto le donne bianche non hanno il diritto che spesso si arrogano di rilasciare alle donne non bianche la patente dellə bravə femministə.

Numero sei. Il femminismo si propone di rovesciare il sistema di potere vigente e sceglie l’intreccio delle lotte contro diverse forme di oppressione come strategia di liberazione. Non è creando una gerarchia tra gli oppressi che ci si libera dall’oppressione, ma riconoscere il proprio privilegio all’interno di questo sistema è fondamentale affinché nessuna voce resti taciuta o inascoltata.

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Dominica Lucignano

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