Cerca
Close this search box.

Come parlare di autismo nel rispetto delle persone autistiche?

“E’ affetto/a da autismo”: sbagliato, l’autismo non è una patologia, è una neurodivergenza. Implica una modalità di funzionamento cognitivo e comportamentale diverso dalla maggioranza degli individui definiti appunto neurotipici.

“Combattere/curare l’autismo”: non essendo una malattia, l’autismo non si cura e non si combatte. Combattere l’autismo significherebbe combattere e andare contro le persone autistiche.

La comunità verbale e non solo delle persone autistiche fa fatica ad accettare termini medici per parlare di autismo; tuttavia, i percorsi assistenziali e di supporto a molte persone autistiche (specialmente nell’infanzia) e alle loro famiglie sono (spesso in teoria) di competenza del sistema sanitario e andrebbero garantite sempre ai massimi livelli disponibili sul territorio.

“Persona con autismo”: non è corretto, l’autismo non è un qualcosa di separato dalla persona neurodivergente, la stessa comunità delle persone nello spettro autistico e in particolare quelle verbali, hanno ribadito che non accettano volentieri frasi come “quella persona ha l’autismo”, si dice piuttosto che “quella è una persona autistica”.

“Alto funzionamento (ex Asperger) e basso funzionamento”: è una distinzione superata e discriminatoria. La vecchia rappresentazione dello spettro autistico prevedeva una scala cromatica lineare che “classificava” le persone autistiche in base alle loro maggiori o minori compromissioni. Oggi si preferisce rappresentare la neurodivergenza e quindi l’autismo con lo spettro cromatico circolare che non pone le persone su differenti piani. Questo perché le persone autistiche sono tutte diverse tra loro così come lo sono le persone neurotipiche. Le persone autistiche sono NELLO spettro e non con lo spettro. Ci sono piuttosto persone autistiche senza compromissioni e persone autistiche con compromissioni e/o con disabilità intellettiva.

Ogni persona autistica è autistica al 100%, non c’è autismo lieve, non esiste una forma specifica di autismo: ribadiamo che non è una patologia. Anche se nei manuali diagnostici e nei documenti ufficiali si parla di “disturbo dello spettro autistico”, questo non va inteso come disturbo mentale ma come una divergenza dalla media dei funzionamenti mentali. Il termine più corretto che speriamo venga adottato quanto prima anche a livello tecnico sarebbe “condizione dello spettro autistico”.

Perché sottolineare la necessità di non medicalizzare l’autismo? Ammettere che sia una patologia a tutti gli effetti significherebbe accettare qualunque sforzo o pretesa di individuarne una cura. Assodato che le caratteristiche sociali, individuali, comunicative, comportamentali delle persone autistiche sono diverse dalla media della popolazione, un conto è accettare questo dato lavorando per l’ottimale integrazione degli autistici e mirando all’ottenimento del più ampio margine di autonomia in coloro che presentano compromissioni, un conto è tentare la violenza di reprimere alcune delle loro innate caratteristiche come ad esempio stimming, ecolalie ecc. Da qui il disprezzo per frasi come “combattere l’autismo”: perché combattere contro ciò che una persona semplicemente è?

Dominica Lucignano

Picture of Dominica Lucignano

Dominica Lucignano

2 risposte

  1. È un articolo molto interessante (e molto giusto), e per quanto sia d’accordo che non esista “lieve” e “forte” è pur vero che, nello spettro, le manifestazioni della neurodiversità sono molto variegate, ed alcune comportano alla persona che le sperimenta caratteristiche (e difficoltà) di diversa entità.

    1. Si esatto, diciamo che così come esistono persone neurotipiche con e senza disabilità varie, esistono persone autistiche con e senza disabilità varie. Non si chiamerebbe una persona neurotipica senza compromissioni “ad alto funzionamento”. Sono delle distinzioni ormai superate. Lo stesso termine “funzionamento” non è molto rispettoso della dignità personale, in quanto giudica la persona da un punto di vista della sua produttività e performance sociale. Grazie per il commento! A presto 🙂

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Ultimi Post

PrEP contro HIV: fa per te?

Salute, Sessualità

Quando l’arte diventa consapevolezza: Francesca Menghini, Unbounded

Arte

Donna, demone, civetta, vampiro: chiamatemi Lilith.

Femminismo, Letteratura, Sessualità

L’hai mai visto bene un porno?

Sessualità

Cookie & Privacy

Noi e terze parti selezionate utilizziamo cookie o tecnologie simili per finalità tecniche e, con il tuo consenso, anche per altre finalità come specificato nella Privacy Policy
Puoi acconsentire all’utilizzo di tali tecnologie utilizzando il pulsante “Accetta”. Chiudendo questa informativa, continui senza accettare.

Dal bookclub Storie di corpi – Melissa Broder “Affamata”