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POLIAMORE: stereotipi di una società mononormata (Parte 2)

Noi tutti siamo immersi negli stereotipi che il nostro contesto socio-culturale ci mette a disposizione.
E quando si parla di monogamia non mancano i luoghi comuni rispetto a ciò che è differente.
Ma ci siamo mai chiesti cosa c’è dietro a questi stereotipi e quale versione della realtà sono utili a sostenere?

Nello scorso articolo si è parlato del poliamore e di come lo vive chi ne fa esperienza.

Come studentessa di psicologia, pur avendo trattato più e più volte nel mio percorso di studi l’argomento del pregiudizio e degli stereotipi, ero la prima a sostenere che il fenomeno delle Non Monogamie Consensuali non fosse possibile, e nello specifico il poliamore.

Ho iniziato a riflettere sul perché per me fosse stato così difficile accettare l’esistenza di questa realtà. Probabilmente non mi rendevo conto dell’influenza indiretta che il contesto socio-culturale in cui sono cresciuta aveva avuto sul modo in cui la guardavo.
Crescere interiorizzando la monogamia come norma rende poi difficile credere e accettare l’esistenza di una realtà diversa. Gli input che il contesto socio-culturale quotidianamente ci rimanda (pubblicità, film ecc.) non fanno che rafforzare questa normatività.
Ad esempio, ho riflettuto sul fatto che un programma di intrattenimento come Uomini e Donne è proprio costruito sull’implicito che non possano piacere due persone contemporaneamente ma che se ne debba per forza scegliere una.

Mi sono quindi chiesta quante persone, così come me, guardassero a quella realtà con gli occhi dell’impossibile e con tanti altri presupposti inadeguati.

Ho dedicato la seconda parte della mia tesi magistrale ad esplorare le narrazioni di persone poliamorose, che quotidianamente si interfacciano con una realtà mononormata, rispetto a come si percepiscono designati da quest’ultima.

Tra i vari stereotipi e pregiudizi che gli intervistati per la mia tesi hanno menzionato, ce ne sono alcuni che possono essere considerati i “pilastri portanti” della narrazione socio-culturale.

Promiscuità sessuale

“Un altro pregiudizio è quello del “ah sì così scopi sempre”, come se ogni relazione girasse intorno al sesso…”

Tutto ciò risulta, in maniera più o meno evidente, il frutto dell’ideologia socio-culturale dominante che vede l’essere umano sotto il dominio di istinti sessuali da soddisfare. Questa visione, erede anche del patrimonio Freudiano, ha attribuito al sesso un ruolo predominante nelle relazioni, tanto che ad oggi ci viene indicato anche quanto spesso dovremmo fare sesso per avere tutta una serie di benefici psico-fisici.
Seguendo quest’ottica, l’associazione con l’avere più relazioni per soddisfare i propri istinti sessuali viene facile.
Dimenticando, però, che nel poliamore la dimensione sessuale è secondaria, poiché si pone l’accento in primis sul legame emotivo.
E non riconoscendo l’esistenza di realtà in cui il desiderio sessuale assuma tutt’altra connotazione, come nell’asessualità.

Tradimento

“[…] quello che mi è stato detto molte volte è “ah quindi tu tradisci ma lo fai col consenso dell’altra persona” e non è quello.”

È diffusa l’idea che stare con più persone equivale a tradire, perché culturalmente l’immagine standard che ci viene insegnata è la triade marito-moglie-amante, legittimando in questo modo l’atto del tradimento, considerato vile ma “normale”.
Mentre decidere di stare con più persone alla luce del sole senza doversi nascondere o tradire si considera “anormale” perché non rientra in quello schema d’azione che il contesto socio-culturale ha decretato come la norma.

Mancanza di impegno

“Ho uno stigma addosso, quello del “ma tu vivi tutto in modo più superficiale[…]

Nei discorsi dei partecipanti è emersa anche l’associazione con una scappatoia dalle responsabilità e con una mancanza di impegno, evidenziando come nell’immaginario comune lo stare con più persone diventi sinonimo di rapporti superficiali e in cui si investe poco.
La qualità di una persona viene stabilita sulla base della quantità dei rapporti che intrattiene, ma chi lo ha stabilito che si debba essere superficiali se si hanno più partner o se si cambia spesso partner semplicemente perché ad un certo punto non ci si trova più bene con quella persona?
Di conseguenza, agli occhi della società il fenomeno del poliamore, caratterizzato dall’intrattenere rapporti con più persone contemporaneamente, viene visto come tenere un piede in due scarpe e diventa prototipo di una persona poco seria e che non sa quello che vuole, ma chi lo ha stabilito che un piede possa avere una sola scarpa e non di più?

Confusione interiore

“L’ altra obiezione come sempre è “quando troverai la persona per te allora…” oppure “è un momento ma poi vedrai che troverai…” […]

Un altro aspetto individuale riportato come luogo comune rispetto all’esperienza poliamorosa è uno stato di confusione interiore, di insicurezze e paure che non permette di capire con chiarezza cosa si vuole e quindi si è pronti a sperimentare di tutto prima di tornare sulla retta via.
Eppure, nessuno è lì a mettere mai in dubbio la consapevolezza di chi sceglie la monogamia.
Perché per il resto dovrebbe essere diverso, se c’è un ventaglio di possibilità?

Disturbo/Malattia

“Io vorrei che sapessero e capissero che è normale, non è una stravaganza, una malattia, un disturbo ma una cosa normale.

Molto comune risulta la visione dell’esperienza poliamorosa come patologizzata, considerata come un disturbo o una malattia. La patologizzazione viene applicata a dei comportamenti che si discostano da quelli considerati “naturali” e rispetto a tutto ciò che è diverso da una norma (in questo caso la monogamia).
Allo stesso modo anche l’omosessualità per molti anni è stata considerata – e in alcuni casi lo è tutt’ora – come una devianza e una malattia.
Ma la monogamia e la non monogamia sono costrutti sociali, la norma non è un dato di natura ma una costruzione anch’essa sociale.

Il poliamore difende valori diversi dalla monogamia?

 “[…] puoi avere una sola relazione come puoi averne cento e non esserci un cambio di valori, ogni relazione poi parlerà da sé. Quindi ci saranno i valori che tu riterrai importanti però non cambieranno tra l’avere una relazione a triangolo o altro, ognuno avrà il suo modo di vivere un tipo di relazione e quindi dei propri valori […]

Si può dire che la non monogamia consensuale e la monogamia, più che essere poli opposti, sono due facce della stessa medaglia chiamata legame.

L’intreccio che si è creato tra il mio cammino e i vissuti narrati da queste persone mi hanno portata a comprendere che anche se il poliamore non corrisponde al mio sentire, non significa che non esista, che non meriti lo stesso rispetto e che non debba essere tutelato.
E l’educazione alle relazioni dovrebbe essere alla base di ogni programma scolastico, dovrebbe essere questa l’azione con cui contrastare stereotipi e pregiudizi.

Alla luce di tutto ciò, voglio lasciarvi con una domanda di riflessione.
Se fossimo stati figli di un contesto socio-culturale in cui avere relazioni con più persone fosse considerata la norma, con quali occhi avremmo guardato una relazione monogama?

“Non esistono fenomeni morali, ma solo interpretazioni morali dei fenomeni.” (Friedrich Nietzsche)

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Alessia Gelo

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